I carabinieri del ROS e del Dipartimento Operativo di Napoli hanno dato ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 15 persone ritenute affiliate al clan Di Lauro o appartenenti a consorterie criminali alleate quali la Vanella Grassi.
I presunti affiliati avrebbero compiuto diversi delitti per conto dei Di Lauro. Attraverso le indagini, incentrate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, riscontri e intercettazioni, si è riusciti a ricostruire l’organigramma del clan camorristico nella sua forma attuale.
Ricostruito il ruolo della fondamentale figura di Marco Di Lauro, latitante per quindici anni e arrestato lo scorso 2 marzo, e la sua evoluzione, nonché l’organizzazione militare e l’articolazione economica sul clan: il riciclaggio di proventi illeciti della consorteria.
Le indagini hanno inoltre dimostrato la capacità del clan di diversificare i propri interessi e internazionalizzarsi, rimanendo al contempo legati alle proprie origini: senza abbandonare il traffico di stupefacenti, il clan si è dedicato intensamente alla produzione di marchi contraffatti e al contrabbando.
In questo modo, il clan ha reimpiegato il tesoro ottenuto in tanti anni di traffici e affari leciti e illeciti, ad alta o bassa intensità, ritornando in qualche modo indietro, a prima del boom delle piazze di spaccio nel nord di Napoli.
Una gestione poco appariscente ma decisamente efficiente e strutturata: la violenza e i delitti non sono mai cessati, come dimostra l’agguato ai danni di Pasquale Spinelli del 7 giugno 2012. Emergono le figure di Salvatore Di Lauro e Salvatore Tamburrino che, insieme ad altri soggetti, hanno creato un reticolato giro di interessi illeciti difficilmente riconducibili alla consorteria.
Dal welfare criminale ai diversi affari criminali nel campo delle truffe assicurative, migliaia di cosiddetti ‘cavalli di ritorno’. Ma soprattutto una straordinaria ragnatela di appoggi che ha consentito la complessa latitanza ultra-decennale di Marco Di Lauro, terminata solo tre mesi fa.
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