Il giornale del professore, la nostra rubrica satirica sul mondo della scuola, non poteva non salutare gli sparuti ma affezionati lettori con una puntata conclusiva sul giorno del Giudizio: la Maturità.
L’anno degli esami
L’attesa è finita. La notte prima degli esami trascorsa. Le boccette di Valeriana svuotate, le mamme svenute, i parenti allertati, i rosari consumati, le imprecazioni esaurite, i collassi rimandati, le Commissioni schierate, i maturandi schizzati: è iniziato l’Esame di Stato!
Chiaramente il clima esame veniva da molto lontano, stamane è stato solo il compimento di una aspettativa messianica, che a confronto Godot era uno puntuale. A settembre i professori già ammonivano “Questo sarà l’anno dell’esame”, e il mantra minaccioso si è ripetuto tutti i giorni di tutte le settimane che separavano dall’Evento, quasi fosse l’annuncio di una chiamata alle armi: l’Italia aveva rinunciato alla sua neutralità e a giugno ci sarebbe stato il terzo conflitto mondiale, studenti di Quinta contro Esterni. I docenti hanno cercato con il loro monito di motivare all’impegno e alla responsabilità ma l’effetto è stato il solito: crisi epilettiche e sindromi epilettiche e sindromi depressive già a ottobre.
La commissione alla maturità
Maggio è arrivato come una liberazione, la nomina delle commissioni d’esame come un arcano svelato: finalmente si conoscevano gli avversari che, nelle fantasie degenerate degli studenti, assumevano connotati disumani, tratti mostruosi, caratteri agghiaccianti.
Gli Esterni apparivano come i Grandi Antichi di Lovecraft, entità aliene, indefinibili e raccapriccianti, dal terrificante potere di vita e di morte sull’intero genere umano. Bisognava conoscerli, individuarne le personalità, afferrarne l’essenza oscura e allora ecco scatenarsi la caccia alle informazioni: “Da dove vengono? Cosa insegnano? Come sono?”. Nei social criptati degli studenti lo scambio di notizie è stato febbrile, roba che il Mossad israeliano è un manipolo di dilettanti, pur di afferrare un brandello di verità sulle vite di questi esseri misteriosi: gli Esterni! Come sempre, il panico genera solo confusione e confonde realtà e percezioni freudiane: le esistenze dei commissari hanno assunto caratteristiche mitologiche, “È il male fatto persona, Ha bocciato duecento studenti negli ultimi dieci anni, ha la tiroide, ha il disturbo bipolare della personalità, è stato in guerra in Afghanistan” e così via in un delirio informativo che ha assunto le sembianze oniriche dell’incubo desto.
Le organizzazioni
Bisognava correre ai ripari, farsi trovare preparati, così sono iniziate le “organizzazioni”: i bravi al centro così irradiano il loro sapere durante gli scritti, no no i bravi in fondo così gli Esterni non li vedono mentre diffondono il Verbo. Neppure, i bravi sparpagliati così sono difficili da individuare e marcare. Il campione russo di scacchi Kasparov non avrebbe saputo inventarsi strategie più raffinate. E per l’orale? Come sillabare una frase dignitosa in inglese senza grugnire nuovi idiomi? Come esporre lo Spirito Assoluto di Hegel senza avere neppure una vocazione religiosa? Come affrontare Scienze senza confondere Tolomeo con Copernico? Un corso per ventriloqui, ha azzardato qualcuno. No un auricolare wi-fi con mammà da casa con la Treccani, ha ipotizzato qualcun altro.
Uno svenimento con ricovero in ospedale che stimola sempre umana pietà, ha sentenziato il più scaltro di tutti. Per fortuna è arrivata l’ultima settimana a dissuadere tutti da vane fantasticherie, sostituendo l’ansia per l’orale con una più urgente preoccupazione: il toto tracce! Dall’invenzione della scrittura si tenta, con la puntualità di Antonio Banderas e della gallina Rosita, di prevedere i temi dell’Esame di Stato. È il cinquecentenario della morte di Leonardo, ci sarà Umberto Eco, o sicuramente Pirandello, il tema sui migranti non me lo leva nessuno dalla testa, perché il Papa lo vuoi buttare via? E puntualmente il Ministero Silvan, sim sal bim, propone Ungaretti, Sciascia e Dalla Chiesa.
Il ministro poi ci ha messo del suo per calmare le acque e riportare una ministeriale serenità: l’alternanza scuola-lavoro farà parte del percorso d’esame, anzi no meglio non considerarla, “quale atto di cortesia agli studenti”; Cittadinanza e Costituzione saranno materie d’esame (nella scuola pubblica si cerca ancora la povera Educazione Civica, smarritasi anni fa, forse emigrata); il colloquio orale inizierà da un documento (forse due, anzi tre), contenuto in una busta da scegliersi tra tre, i quesiti li preparerà direttamente Gerry Scotti. E infine, la sagacia istituzionale ha dato il meglio di sé sulle prove scritte: dopo essersi preparati per tre anni, allievi e professori, sul saggio breve, questo è stato abolito del tutto a favore dei testi argomentativi. È come se uno sportivo si allenasse per le Olimpiadi per il salto in alto e poi gli imponessero il lancio del martello. La seconda prova di maturità invece prevedrà il compito misto (matematica-fisica, latino-greco), sembra che si presenteranno a sostenerlo direttamente Nikola Tesla e Tucidide.
La notte prima della maturità
Ma tutte queste preoccupazioni eccessive sono state lenite dalla notte prima degli esami, in cui è apparso Venditti in persona a stringere la mano a tutti, e dagli auguri delle mamme: “non sarà un numero a dire il tuo valore” (allora l’esame non lo faccio neppure); “mi sembra ieri che ti tenevo in braccio e adesso sei un uomo, una donna” (ma se sono passati 18 anni!), e ancora “Fieri di te”, “Torna vincitore”, “Sei più brava di tua cugina”, “Orgogliosi di essere napoletani”, “Cuore di mamma”, “Amore di mamma sua”, “La mia piccolina è diventata grande”, “Ci saranno tanti esami nella vita e tu li supererai tutti”, e l’evergreen “Gli esami non finiscono mai”!
C’è tuttavia un suggestivo rituale durante gli esami di Stato che allieta da tutte le pene i martoriati docenti, chiamati a sudare ancora nonostante ventilatori paleolitici schierati a ventaglio: la pausa colazione. A turno, ognuno dei componenti la Commissione porterà dei cornetti, un dolce, delle sfogliatelle, dei rustici accompagnati da acqua a ettolitri e da caffè a fiumi. Ecco, qui la tensione si allenta, tutti tornano umani, il tempo rallenta, lo spazio diventa un altrove, i sogni ricominciano, la vita fluisce.
Ma è solo un attimo, una curvatura dello spazio-tempo, un brandello visionario di normalità. Poi gli esami ricominciano.
Tutto questo è una dimensione di quel mondo poetico chiamato dagli uomini Scuola. W la Scuola
Articolo di Michele Salomone
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