Le bizzarre avventure di Jo-Jo, celebre serie animata made in Japan, arriva a Napoli con la sua quinta serie: Vento Aureo.
Hirohiko Araki, il fenome “Jo-Jo” e la cultura italiana
Il mangaka, Hirohiko Araki, è noto per i suoi riferimenti alla cultura pop e fra le ispirazioni dell’artista, compare non solo lo Stivale, ma anche la città partenopea.
Quello delle Avventure di Jo-Jo è un fenomeno davvero incredibile: la serie è nata nel 1987 e dopo tanti anni non smette di stupire. Fra citazioni, icone pop e ispirazioni dalla moda e dalle tendenze di massa, ha continuato a rinnovarsi fino ad oggi, con cui ha avuto un ulteriore aumento del pubblico grazie al web. La saga ha percorso, per tutta la sua durata, moltissime strade e paesi, incrociando anche l’Italia.
Per chi conosce la serie non è una sorpresa: l’autore è amante della cultura italiana, tanto da chiamare i propri eroi con maccheronici nomi italiani, ma per l’ultima serie si è superato.
Vedi Napoli e poi muori, sottotitolo all’ultima serie
Vento Aureo (l’ultima serie) è ambientata in Italia, e racconta le avventure di Giorno Giovanna. Ragazzo dotato da straordinari poteri soprannaturali (stand) e figlio di uno dei personaggi principali della serie. Il sogno del protagonista è diventare una “GangStar” e detronizzare il boss di un’organizzazione mafiosa chiamata Passione. Nel primo episodio della stagione, Napoli è protagonista quanto Giorno: dal golfo al Castel dell’Ovo, la città è ben riconoscibile e rappresentata meravigliosamente. La minuzia dei disegnatori rende perfettamente la bellezza e il fascino che esercita la città, specialmente su un pubblico straniero come quello giapponese. “Vedi Napoli e poi muori” è citato, non a caso, nei sottotitoli dell’anime stesso. Ma come vengono rappresentati i napoletani?
Le “pericolose” avventure di Jo-Jo a Napoli
I Napoletani, come nella realtà, non sono esattamente al pari della propria città: in 24 minuti di animazione assistiamo a uno scippo, spaccio di droga e mazzette.
Nonostante il protagonista sia mosso da un nobile intento, ovvero quello di combattere il traffico di droga dalla carica più alta dell’organizzazione mafiosa, l’episodio non migliora, anzi. I vivaci colori dell’animazione rendono quasi interessanti tassisti abusivi, poliziotti pigri e turisti raggirati. Realtà che purtroppo conosciamo benissimo ma che amareggiano sempre. Se pensavamo che Gomorra desse una brutta visione della città, promuovendo figure losche e crimini, forse dovremmo interrogarci sulla natura della nostra nomea a partire dai turisti. Testimoni del degrado di una città ricca di potenziale, affascinante, viva e ospitale ma inevitabilmente destinata al declino. Dovremmo preoccuparci meno di come Napoli viene rappresentata dai media e più di come si mostra realmente.
Dando le stesse attenzioni che dedichiamo alle fiction ai veri boss e ai veri disagi. Del resto c’è un motivo per cui siamo solo 16° nella classifica delle maggiori mete turistiche dello Stivale, meno incredibile dei poteri di Giorno.
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