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Ue, cosa dirà von der Leyen nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione

Anticipazioni sul suo intervento di mercoledì

Strasburgo, 12 set. (askanews) – La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, pronuncerà mercoledì 13 settembre a Strasburgo il suo ultimo “discorso sullo stato dell’Unione” di questa legislatura europarlamentare e del suo mandato alla guida dell’Esecutivo comunitario. Un discorso che sarà impostato sostanzialmente sull’imperativo di passare ora all’attuazione concreta, sul terreno, in questo scampolo di legislatura europea, delle molte decisioni legislative che sono state proposte e poi in gran parte adottate definitivamente in questi anni, soprattutto in campo ambientale, climatico, energetico e digitale. Restano, tuttavia, almeno due importantissime decisioni legislative che bisognerà cercare di portare in porto prima della fine della legislatura: il regolamento sull’intelligenza artificiale e il “Patto” su immigrazione e asilo.

Von der Leyen, a quanto hanno riferito nel pomeriggio fonti qualificate della Commissione, comincerà con una rivendicazione orgogliosa: quella di aver concretizzato il 92% degli impegni presi riguardo alla proposte (legislative e non legislative) che aveva annunciato, e che ora sono state approvate o sono nella fase finale dei negoziati con i co-legislatori: il Parlamento europeo e il Consiglio Ue. Alla vigilia del discorso non è chiaro tuttavia, se questa percentuale si riferisca solo all’ultimo anno (ovvero agli impegni presi nell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione del settembre 2022), o a tutto il mandato di questa Commissione fino ad ora, dal primo dicembre 2019.

Secondo uno studio appena pubblicato dal Parlamento europeo, infatti, se si guarda a tutto il mandato, la percentuale, pur restando elevata, è comunque più bassa: il 69%, ovvero 420 iniziative andate in porto rispetto alle 610 annunciate.

Secondo le fonti della Commissione, Von der Leyen rivendicherà in particolare i grandi progressi fatti per quanto riguarda la “doppia transizione” (il Green Deal su clima, energia e ambiente e la transizione digitale), nonché sulla cosiddetta “autonomia geostrategica” riguardo alle catene del valore (soprattutto su semiconduttori e materie prime strategiche), e anche sull’uguaglianza di genere.

Per quanto riguarda quello che resta da fare nei prossimi mesi (il Parlamento europeo avrà la sua ultima plenaria nell’aprile 2024, prima delle elezioni di giugno), la presidente della Commissione metterà fortemente l’accento sull’intelligenza artificiale, sulle opportunità e i rischi che presenta, e chiederà che sia concluso in tempo il negoziato legislativo in corso su una proposta di regolamento presentata su questo tema dall’Esecutivo Ue.

Inoltre, von der Leyen sottolineerà che siccome gran parte delle iniziative legislative, soprattutto riguardo al Green Deal, sono ormai state presentate, il lavoro legislativo è ormai concluso e bisogna spostare ora il focus sull’attuazione delle norme. Il Green Deal, ricorderà la presidente della Commissione, ha un’importanza fondamentale per la competitività e per la transizione della nostra industria. E sarà necessario un “nuovo dialogo” con l’industria stessa e con i cittadini “per assicurare che l’attuazione sia fatta “in modo collaborativo”, hanno indicato le fonti.

Bisognerà garantire, inoltre, che l’industria europea abbia accesso alle materie prime critiche, che resti competitiva, e che ci siano condizioni giuste di concorrenza internazionale soprattutto riguardo al “clean-tech” e al settore automotive, in particolare per i veicoli elettrici. In altre parole, dovrebbe essere ridotta al minimo la produzione di iniziative legislative da parte dei servizi della Commissione, che si concentreranno piuttosto sui rapporti e gli accordi con le autorità nazionali, sul monitoraggio e la valutazione dell’attuazione delle nuove norme, sulla riduzione del carico burocratico e la facilitazione degli investimenti per le imprese, sull’accelerazione delle procedure autorizzative e dei permessi (in particolare per le energie rinnovabili).

Von der Leyen parlerà inoltre “di biodiversità, della importanza degli agricoltori e di sicurezza alimentare” (un modo per prendere in conto le critiche e gli attacchi al Green Deal venuti non solo dai Conservatori e dall’estrema destra, ma anche dal “suo” Ppe riguardo alle norme sul ripristino della natura).

Una parte del discorso riguarderà gli accordi commerciali, quelli già conclusi, da attuare o da rafforzare, e quelli ancora da concludere.

Rispetto all’anno scorso, nel discorso ci si attende che vi sia molto meno spazio dedicato alla guerra russa in Ucraina, mentre il focus qui sarà spostato piuttosto su ciò che serve per poter arrivare all’adesione dell’Ucraina all’Ue. Quel che serve non solo da parte dell’Ucraina, ma anche da parte dell’Ue, le riforme necessarie per poter procedere a questo allargamento, al momento opportuno.

Non mancherà, ovviamente, il capitolo immigrazione: von der Leyen evidenzierà che non si era mai arrivati, come oggi, così vicini a una possibile approvazione del Patto su migrazione e asilo da parte dei co-legislatori, dopo anni in cui era stato sostanzialmente bloccato in Consiglio Ue (la proposta del Patto era stata presentata il 23 settembre del 2020). L’immigrazione è un fenomeno strutturale, che non scomparirà comunque, e quindi va affrontato e gestito in modo strutturale: innanzitutto con il Patto, che però da solo non basta. Serviranno anche gli accordi con i paesi di provenienza e di transito, come il Memorandum d’intesa con la Tunisia, il rafforzamento della lotta ai trafficanti, e soprattutto servono lo sviluppo economico, il commercio e gli investimenti in quei paesi, in particolare attraverso le iniziative del “Global Gateway” dell’Ue, hanno concluso le fonti.

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