sabato, Novembre 23, 2024
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Dopo due mesi tra Garcia e la squadra non è scattata la scintilla

Il pareggio in rimonta del Napoli contro il Genoa neopromosso potrebbe apparire come un punto di ripartenza, in realtà rappresenta il momento più basso del rapporto tra Rudi Garcia e la squadra.

Bisogna essere realisti e non raccontare favole, in due mesi di nuova gestione tecnica, tra l’allenatore francese e la squadra non è scoccata la scintilla che tutti si aspettavano. Le dichiarazioni di Rudi Garcia sono inequivocabili. Dopo i passi falsi con Lazio e Genoa il tecnico ha sempre sottolineato le mancanze della squadra in campo: “I ragazzi devono imparare che quando non si può vincere, almeno non si deve perdere” oppure “il carattere l’abbiamo mostrato, ma sarebbe un’ottima idea mostrarli dall’inizio del primo tempo” ma anche “è per colpa nostra perché non abbiamo giocato dal 1′. E questa è la lezione. Ma so che le partite prima della Champions sono sempre difficili da gestire, vedete il PSG che ha perso col Nizza o il Bayern che ha pareggiato. Non ci siamo stati per tutta la partita“. Come se non bastasse il tecnico francese ha anche aggiunto la “luce” in questa gara è arrivata dalla panchina per i cambi di Raspadori e Politano. Un passaggio che è suonato come un incensarsi e null’altro.

A conferma di questa distanza tra la guida tecnica e la squadra non solo l’atteggiamento in campo ma anche la sostituzione all’89esimo di Kvaratskhelia con Zerbin, con il georgiano che non ha nascosto il disappunto per il cambio.

Nemmeno nelle peggiori guide tecniche degli ultimi anni il Napoli è apparso così inconsistente. A Genova per l’intera partita non si è visto nulla, nessuna indicazione tattica, giocatori che vagavano sul prato verde senza una meta, distanze enormi tra i reparti e sguardi spenti, giocatori senza nessuna grinta. Fortunatamente questi ragazzi sono uomini prima di tutto e non sono campioni d’Italia in carica per caso e con un paio di giocate hanno almeno evitato l’umiliazione della sconfitta.

Capiamo la voglia di un allenatore di mettere la sua impronta sulla squadra ma prima di tutto bisognava costruire il rapporto con la squadra. Invece è sotto gli occhi di tutti che manca completamente empatia tra Garcia e i suoi giocatori. Quello che l’anno scorso appariva come un’unica entità, quest’anno, almeno fino ad oggi, appaiono come due mondi separati e contrari. Ma vogliamo evitare di tirare in ballo oltre l’attuale C.T. dell’Italia perché l’esito dei paragoni sarebbero scontati e non poco umilianti.

Però vogliamo ricordare un aspetto. Durante la gestione di Gennaro Gattuso, una delle più travagliate degli ultimi anni, il tecnico calabrese ha sempre fatto da scudo alla squadra, mettendo sempre in prima persona se stesso sul banco dei colpevoli. Tutto si può dire di quel gruppo, ma non che ci fossero divisioni. Addirittura gli “ammutinati” riuscirono a creare unità di intenti con l’allenatore e lo staff tanto da conquistare anche una Coppa Italia.

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