venerdì, Novembre 22, 2024
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Omicidio Willy Monteiro: pena ridotta per i fratelli Bianchi

Condanna a 24 anni di carcere, e non più all’ergastolo- come deciso in primo grado nel processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte- perché Marco e Gabriele Bianchi non avevano partecipato alla lite iniziale, che era stata invece accesa dagli altri imputati, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.

Lo spiegano i giudici della Corte d’Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza. Motivi per cui ai due fratelli sono state concesse le attenuanti generiche, quindi la riduzione della pena decisa lo scorso 12 luglio. In quell’occasione la Corte ha confermato invece le condanne a 21 anni per Pincarelli e 23 per Belleggia, come deciso dalla Corte d’Assise di Frosinone.

I giudici scrivono: “Resta dato inalienabile, riferito da tutti i testi, dei micidiali colpi sferrati da Gabriele e Marco Bianchi contro Willy. Certa è anche la condotta violenta tenuta da Belleggia costituita in particolare nel colpire Willy con un calcio alla testa, nella fase finale del pestaggio”. Nelle cinquanta pagine di motivazioni i giudici ricostruiscono quanto avvenuto affermando che “deve ritenersi accertato che l’aggressione inizia con il violento calcio sferrato da Gabriele Bianchi al petto di Willy con tecnica d’arti marziali e con potenza tale da sospingerlo di schiena contro un’autovettura e al quale segue un pugno sferrato sempre da Gabriele Bianchi al momento in cui il giovane tenta di rialzarsi”. Poi si legge: “A sua volta Marco Bianchi, in sinergia con il fratello, colpisce con un calcio al livello del collo e poi con un pugno in pancia un amico di Willy intervenuto a sua difesa e poi lo stesso Willy con calci e pugni”. Gli altri due imputati “si affiancano da subito ai fratelli Bianchi e colpiscono Willy con un violento calcio alla testa e con calci pugni quando ormai Willy e atterra inerme. Deve ritenersi accertato che tutti gli imputati hanno partecipato al brutale pestaggio di Willy colpendolo ripetutamente con violenza con calci pugni”.

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