È in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione antiterrorismo della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo – con 2 arresti operati nei confronti di un cittadino egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane, accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo.
L’operazione – da quanto appreso – non ha alcun collegamento con l’attentato a Bruxelles né con il recente arresto dello scorso sabato di un 33enne egiziano responsabile di un’aggressione a mani nude ai danni di tre passanti nel capoluogo lombardo impugnando una copia del Corano mentre proferiva frasi come “Allah è grande”.
I due uomini di origine egiziana arrestati dalla Digos di Milano per la loro “partecipazione “all’organizzazione terroristica internazionale denominata Isis” sarebbero stati “estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitale per conto dell’Isis, mettendosi a disposizione dell’organizzazione terroristica e finanziando ‘cause di sostegno” della stessa alla quale avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà”. Lo comunica in una nota il procuratore capo di Milano Marcello Viola.
I sospetti sono residenti in due paesi dell’hinterland di Milano. Stando alle indagini per associazione con finalità di terrorismo, coordinate dalla sezione distrettuale antiterrorismo, risulta che i due, entrambi lavoratori nel settore delle pulizie, uno in qualità di imprenditore l’altro di dipendente, si conoscessero di persona. In particolare, uno dei due avrebbe indottrinato l’altro e lo avrebbe convinto a prestare giuramento all’Isis. Un elemento emerso dal ritrovamento di un video, con la cerimonia durante una perquisizione eseguita negli scorsi mesi.
Nelle chat e nei messaggi scambiati tra i due presunti appartenenti all’Isis, arrestati nella notte dalla Digos di Milano per associazione con finalità di terrorismo, si farebbe riferimento a esplicite minacce verso organi dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si apprende in ambienti inquirenti milanesi. Dalle indagini, coordinate dalla sezione distrettuale antiterrorismo della Procura di Milano, non risulta che i due fossero pronti a passare all’azione.
I due uomini inoltre avrebbero finanziato l’organizzazione terroristica tramite soldi inviati alle vedove dei combattenti dell’Isis e anche a un militante al sedicente Stato islamico, la cui adesione è stata confermata dagli Stati Uniti d’America.
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