sabato, Novembre 23, 2024
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Protesta “caro affitti”: Napoli non è di Airbnb

I movimenti per il diritto all’abitare tornano in piazza per chiedere la regolamentazione degli affitti brevi e delle case vacanza nell’area Unesco di Napoli. L’appuntamento è per venerdì 3 novembre, alle 17, quando è in programma un presidio in piazza Municipio.

L’assenza di una normativa che regoli gli affitti a breve termine per uso turistico sta producendo effetti gravissimi e irreversibili sulla città“, così recita il volantino che annuncia la mobilitazione “Fate presto“, promossa nell’ambito della campagna “Resta Abitante“. “Sempre più abitazioni – si legge – si stanno trasformando in B&B: di conseguenza, trovare una casa in affitto è diventato praticamente impossibile, le poche stanze disponibili hanno prezzi esorbitanti e aumentano gli sfratti. La delibera di Consiglio comunale approvata il mese scorso a Firenze per imporre il blocco dell’apertura di nuovi B&B nell’area Unesco è la dimostrazione che le amministrazioni comunali possono intervenire per regolamentare il fenomeno. Ad ora, invece, ancora nessuna azione concreta dall’amministrazione Manfredi. Ora non possiamo più aspettare, questa città non è di Airbnb”.

Dal 2015 a oggi – rilevano i movimenti – il numero di appartamenti trasformati interamente in case vacanza, quasi tutte concentrate nell’area Unesco, “è cresciuto di più del 600%. Solo nei mesi estivi di quest’anno ne sono sorte oltre mille in più. Oggi, sono quasi 10mila gli annunci di Airbnb, che si aggiungono alle 2mila strutture alberghiere e extra-alberghiere già presenti”. Inoltre, una recente inchiesta condotta dalla campagna Resta Abitante ha messo in correlazione la “concentrazione di case in affitto breve e la possibilità di accesso alla casa in affitto in base al reddito medio familiare per quartiere. È stato così possibile individuare un’ampia zona del centro storico comprendente più quartieri in cui il costo dell’affitto può arrivare a superare il 50% del reddito familiare, oltrepassando del doppio la soglia di accessibilità fissata al 30%”.

Dunque, “chi fino a meno di dieci anni fa riusciva ancora ad abitare in questa zona oggi si trova nella condizione di non riuscire a pagare l’affitto o di non trovare casa. Il disagio abitativo però non riguarda solo il centro storico ma la città tutta. E a NAPOLI non esiste alcuna forma di tutela per chi è sotto sfratto e ha condizioni di fragilità e indigenza gravi”.

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