Domenica sera, la sorella di Giulia Cecchettin, Elena, ha lanciato un appello dai microfoni della trasmissione “Dritto e Rovescio“. Le sue parole hanno sollevato un vespaio di polemiche.
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La ragazza, nonostante la giovane età, ha toccato tanti nervi scoperti dell’opinione pubblica italiana che continua a sottovalutare le 105 donne uccise nel 2023, etichettando il problema come del singolo “pazzo” di turno, quando invece il problema culturale è ampiamente diffuso, nella quotidianità di migliaia di donne.
Inoltre un’altra cosa che viene sistematicamente criticata è quando un parente di una vittima appare in pubblico e con lucidità attaccata ciò che ha ucciso un suo caro per fare aprire gli occhi a chi ascolta. È successo ieri con Elena Cecchettin e successe a settembre con la madre di Giovanbattista Cutolo. Il concetto che il dolore deve essere vissuto in silenzio, è un altro retaggio della cultura negativa che ha infestato l’Italia per decenni.
Andrebbe studiato e approfondito anche il flusso d’odio che si muove sui social, che spesso corre in un’utenza che negli ultimi anni ha sposato le teorie del complotto legata a vaccini e covid, che si è schierata con l’invasione russa in Ucraina e che oggi bullizza una ragazzina mettendo in risalto una i disegni su una felpa, un piercing al naso (volutamente descritto come un anello al naso, come si fa con gli animali) e tutta una lista infinita di amenità che leggendo i commenti sotto il video in alto, (oltre 2 milioni di visualizzazioni su X) fanno venire il voltastomaco.
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