Il giovane Daniil vince il master 1000 di Cincinnati sconfiggendo il belga Goffin
Di Nicola Avolio – Un vento nuovo e sferzante si è abbattuto sul centrale di Cincinnati, che ha visto trionfare per la prima volta in un master 1000 il giovane talento russo, che sarà da oggi il nuovo numero 5 del mondo grazie ai punti di queste 3 fantastiche settimane, con questo successo e le due precedenti finali a Toronto e Washington.
Vedere giocare Medvedev è un esperienza alquanto particolare, almeno quanto lo è il suo tennis estremamente personale, tanto diverso dal solito da sembrare sgraziato, ma di sicuro, specialmente in questo periodo, molto efficace.
Un giocatore sui generis anche da un punto di vista mentale, molto introverso ma al contempo capace di improvvise fiammate, un po’ come il suo tennis che da lenta ragnatela si trasforma di colpo in un assalto di cannoni.
Potremmo quindi definirla la vittoria dell’originalità, perché nessun maestro consiglierebbe un singolo movimento tecnico fatto dal russo, che però realizzato da lui diviene, come per magia, efficace.
La finale, giocata con spalti un po’ vuoti complici il non grande richiamo dei due finalisti ed un incredibile caldo, è stata molto combattuta nel primo parziale, conclusosi al tie-break e che ha visto Daniil arrivare al momento di servire per il match nel secondo parziale quasi senza benzina, sia fisica che mentale, dovendosi affidare all’arma che più di tutte gli ha reso in questo torneo, il servizio.
Chiudendo dunque con un Ace il giovane russo riesce a superare la resistenza di un buonissimo Goffin, forse mancato un po’ nei momenti topici del match ma che comunque può dirsi più che soddisfatto di una finale che gli porta comunque in cascina punti e fiducia in vista degli US Open.
Se la finale non è stata con uno dei tennisti più di richiamo del momento, è stata la semifinale il momento di svolta per Daniil, dove, sotto di un set con il numero 1 del mondo Djokovic è riuscito a rimontare e imporsi al terzo, mostrando un tennis vario, rapido ed efficace ed una notevole crescita dal punto di vista mentale e di gestione del match.
Il serbo al momento di salutare l’avversario non ha fatto per nulla mistero del suo stupore nel vedere un tale livello dal russo, complimentandosi con lui e ponendo subito il suo focus sul prossimo slam da difendere come campione in carica.
L’altro semifinalista non è un nome abituale come il campione di Wimbledon, bensì Gasquet, il piccolo pittore francese che dopo un periodo molto difficile trova così riscatto in questo torneo con una semifinale 1000 che gli mancava addirittura dal lontano 2013.
Approfittando di un lato di tabellone più agevole dovuto dal ritiro dell’ultim’ora del campione della Rogers Cup, Rafa Nadal, il francese è riuscito a issarsi fino alla semifinale sconfiggendo avversari tutt’altro che scontati, in primis Andy Murray, che finalmente abbiamo avuto il piacere di rivedere competere in semifinale, seppur con una condizione fisica lontanissima dall’essere ottimale.
Se per Djokovic il torneo non è stato entusiasmante ma comunque con note positivo, non si può dire lo stesso dell’altro grande favorito della vigilia, Roger Federer.
Il fenomeno svizzero è stato anch’egli vittima del fresco vento russo, sconfitto al terzo turno dal giovane Rublev, in una partita giocata si molto bene dal russo ma altrettanto male da Federer, parso assolutamente in ritardo di condizione fisica e non vigile e cattivo mentalmente.
Non era facile riprendersi dalla mazzata londinese, e forse nessuno si aspettava un Roger scintillante, ma era comunque lecito attendersi una prova migliore dal neo 38enne svizzero, che qui ha trionfato per ben 7 volte.
Per un Federer triste abbiamo però visto un Rublev commosso per la gioia di un simile successo, specie per lui che ha avuto parecchi guai fisici di recente, dovendo stoppare la sua crescita che procedeva invece abbastanza spedita sulla scia dei due colleghi russi neo top-10, Khakchanov e appunto Medvedev.
La lista dei delusi conta però entrambi svizzeri, dato che anche Wawrinka è uscito senza troppi onori sempre per mano di Rublev, che ha dapprima fatto saltare l’atteso derby svizzero, per poi completare l’opera eliminando entrambi i rossocrociati, per la sua gioia e la disperazione dei fan.
Il capitolo italiani non è di certo più ricco di soddisfazioni, dato che abbiamo perso tutti i nostri rappresentanti già al primo turno, con particolare menzione per Berrettini parso purtroppo ancora abbastanza frenato dalle conseguenze dell’infortunio alla caviglia patito qualche settimana fa.
Il tour si sposta ora a New York, dove si apriranno le danze per l’ultimo slam della stagione, con ancora una volta Djokovic nei panni del grande favorito e Federer e Nadal come prime valide alternative.
La vittoria di un giovane come Medvedev ci fa sperare che i ragazzi possano essere un po’ più pronti per insidiare i big 3, ma è bene ricordare che il fatto di giocare al meglio dei 5 set cambia molto le carte in tavola dando ancora più margine ai 3 campioni.
Direzione Flushing Meadows, ci sarà da domare il rovente cemento Newyorkese.