giovedì, Dicembre 5, 2024
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Fuochi d’artificio illegali: doppio sequestro nel napoletano

Pericolosi fuochi d’artificio realizzati illegalmente in vista delle festività natalizie spedite ai clienti in pacchi con mittente anonimo, botti la cui pericolosità è stata certificata dai nucleo artificieri dei carabinieri.

È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Napoli che, in due diverse operazioni ne ha sequestrato oltre due tonnellate insieme con tre telefoni cellulari usati per contattare la clientela e un furgone usato per il trasporto.

Due persone sono state denunciate, una delle quali finita in arresto per fabbricazione, detenzione, vendita e trasporto di materiale esplodente e per la violazione delle norme antincendio e di pubblica sicurezza.

Il primo blitz è stato messo a segno dai finanzieri di Nola a Mariglianella, in provincia di Napoli, dove in una piattaforma logistica sono state individuate alcune spedizioni sospette: controllando i pacchi senza mittente sono stati individuati e sequestrati ben 400 chilogrammi di fuochi di artificio illegali ad alto potenziale vietati – bombe carta, cipolle e petardi, “batterie pirotecniche” da 100 e 200 colpi – per un totale di circa cinquemila pezzi.

Gli accertamenti successivi hanno consentito di scoprire il centro di stoccaggio dei fuochi d’artificio a Sant’Anastasia, in un immobile nei pressi del centro della città, a disposizione di un giovane: lì i pacchi venivano confezionati.

I controlli delle fiamme gialle sono scattati dopo l’arrivo di un furgone: sono stati sequestrati altri 400 chilogrammi di botti illegali, complessivamente 2mila pezzi, pericolosissimi, come peraltro attestato dai carabinieri del nucleo artificieri del comando provinciale di Napoli.

Il giovane è stato arrestato in flagranza e i telefoni che usava per contattare i clienti sequestrati. Altri 1200 chilogrammi di fuochi d’artificio illegali (400 “batterie pirotecniche” da 100 e 200 colpi) sono stati scoperti e sequestrati a Scisciano, sempre in provincia di Napoli. Colui che li custodiva, a cui era riconducibile il deposito, localizzato in un capannone agricolo, è stato denunciato.

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