E’ ormai nota a tutti la foto di Christian Gabriel Natale Hjorth, l’americano accusato dell’omicidio del Carabiniere Mario Cerciello Rega avvenuto lo scorso 26 Luglio, in cui viene mostrato l’uomo bendato e legato in una caserma.
Molte sono le proteste e le polemiche che questa foto ha comprensibilmente scatenato, ma nelle ultime ore arriva una nuova spiegazione riguardo al trattamento riservato all’americano al momento del suo arresto.
L’avvocato dell’autore della fotografia ha infatti depositato in sui favore una memoria difensiva, in cui si legge che Christian Gabriel Natale Hjorth, in stato di palese alterazione, tentava di dare violente testate, rischiando di ferire se stesso e gli altri. La fotografia era riservata ad una chat interna.
Legare e bendare l’uomo sarebbe dunque stato, secondo l’avvocato, un “legittimo e proporzionato utilizzo dei mezzi di contenimento”.
Uno scambio di informazioni
La foto, inoltre, non sarebbe dovuta essere pubblicata: era infatti riservata ad una chat di Whatsapp interna a 18 Carabinieri che si stavano scambiando informazioni. L’autore della foto, attualmente indagato per rivelazione di atti d’ufficio, lo rende noto tramite il suo avvocato nella memoria difensiva, dove si legge:
Scopo principale [della chat] era: indicare ai militari impegnati nelle indagini romane sull’omicidio tutti i possibili identikit di spacciatori già noti a ciascuno per ragioni evidentemente connesse ai servizi operativi svolti in passato nella città di Roma.
Nella chat interna sarebbero infatti stati scambiati, nelle ore immediatamente successive all’omicidio, centinaia di messaggi e numerose fotografie di pregiudicati: messaggi che secondo l’avvocato avrebbero avuto il solo scopo di favorire le indagini e che sarebbero, appunto, dovuti rimanere privati.
Cosa che in questo caso non è avvenuta.
La fotografia
La fotografia, nel contesto di queste chat, era stata scattata per due motivi: dimostrare che l’iniziale supposizione del collega del Carabiniere assassinato, riguardo la nazionalità magrebina degli aggressori era sbagliata e per rassicurare gli altri Carabinieri sull’avvenuto arresto del presunto colpevole.
Si legge inoltre nella memoria difensiva che l’arrestato sarebbe stato bendato perché cercava di dare violente testate: era dunque un legittimo mezzo di contenimento.
I due ragazzi erano ancora visibilmente sotto l`effetto di sostanze alteranti. […] [Il Carabiniere] riportò lesioni al volto giacché uno dei due, sia pure immobilizzato mediante manette, dava testate agli operanti, venne perciò bendato da altro e diverso militare per un tempo di 4 o 5 minuti che si rivelò fortunatamente sufficiente ad interrompere i suoi atteggiamenti aggressivi e di autolesionismo.
La decisione, scrive ancora l’avvocato, sarebbe stata avallata anche da due ufficiali, un capitano ed un maggiore.
[La presenza dei due ufficiali] rassicurò tutti gli operanti che tale precauzione costituisse senza alcun dubbio un legittimo e proporzionato utilizzo di strumenti di contenimento nei confronti dell’arrestato sia per prevenire lesioni verso gli operanti che gesti di autolesionismo.
Una volta calmatisi, i due sarebbero stati slegati e la benda sarebbe stata immediatamente rimossa.