De Magistris denuncia i mali che “hanno condotto il Pianeta sull’orlo dell’abisso”, ma a Napoli l’ambiente è messo a rischio da mancata manutenzione.
“Le politiche finanziarie, economiche ed industriali mondiali degli ultimi decenni, fondate sull’accumulazione di ricchezze nelle mani di pochi e sul consumismo universale senza limiti, hanno condotto il Pianeta sull’orlo dell’abisso” – accusa apertamente il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, lunedì scorso in un post su Facebook. Lo fa scagliandosi contro lo sfruttamento illimitato del Pianeta, denunciando i tanti problemi che lo minacciano e dei quali il responsabile è, troppo spesso, l’uomo.
“Appropriazione illimitata delle risorse naturali,” – continua De Magistris – “distruzione delle foreste, inquinamento devastante ad ogni livello senza alcun riguardo nemmeno per la salute umana, mettono in discussione l’esistenza delle stesse fonti di vita: acqua, terra, aria. Ponendo al centro il solo denaro, il potere economico-finanziario, l’accumulazione delle ricchezze individuali, si sono moltiplicate guerre, disuguaglianze, avanzano terribili cambiamenti climatici. Il capitalismo nella sua forma senile sta morendo e vorrebbero trascinarci tutti nell’abisso, come Nerone con le fiamme. Gli artefici di questo disastro, utilizzando spesso il potere politico e mediatico a loro asservito in varie parti del mondo, ci propinano le loro ricette (ovviamente letali): continuare con le stesse produzioni industriali senza cambiare, creare modelli autoritari per reprimere il dissenso, caccia al povero quale autore delle infelicità di un sistema che è entrato in crisi.”
L’incitamento a rimboccarsi le maniche
Il dibattito sulla salvaguardia ambientale è diventato incandescente, soprattutto in questi ultimi mesi, e deve essere prioritario nelle politiche di tutti i governi. Di conseguenza, le parole di De Magistris richiamano quei discorsi di incitamento che i generali erano soliti fare prima di una battaglia decisiva.
Difatti, sostenendo una sovversione dei rapporti di forza, con un’attenzione maggiore alle persone e alla natura invece che al denaro, nel suo post il sindaco auspica la nascita di un nuovo umanesimo “in cui si pone al centro lo sviluppo della persona umana nel totale rispetto dell’ambiente, con l’obiettivo della lotta ad ogni forma di disuguaglianza per perseguire la giustizia sociale. Una vera e propria rivoluzione mondiale dal basso per difendere il Pianeta. Siamo tutti abitanti pro tempore di madre terra, abbiamo tutti il dovere di salvare il creato per vivere tutti meglio oggi e domani. Ognuno può e deve fare la sua parte, scegliendo la vita e non la morte, la solidarietà e non l’egoismo, l’amore e non l’odio. Oggi, non domani.”
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il dramma che ha investito il Polmone della Terra, la Foresta Amazzonica, aprendo un vaso di Pandora che va dall’Artico al Mediterraneo. De Magistris si è espresso senza mezze misure:
“Gli indiani d’America che amavano le loro terre furono cacciati da invasori/immigrati dalla pelle bianca, che sono quelli che oggi danno anche la caccia agli immigrati neri. Così oggi abbiamo il dovere di salvare le popolazioni amazzoni. Per salvare il Pianeta si devono unire i popoli della Terra e non farsi mettere gli uni contro gli altri. Ecco perché le sfide dell’Amazzonia, dell’Artico, della Groenlandia, della Siberia, del Mar Mediterraneo, hanno a che fare con la costruzione di un manifesto dei popoli per la fratellanza universale.”
La dura verità
Il discorso di De Magistris è esemplare, carismatico e tocca temi e nodi centrali sui quali tutti i governi sono chiamati a riflettere e, soprattutto – ci auguriamo – ad agire. Il problema dell’Amazzonia è grave e necessita di cooperazione internazionale per la salvaguardia del nostro Pianeta.
Tuttavia, il buon esempio nasce dai fatti, prima che dalle parole. Così, le buone intenzioni di De Magistris non bastano e riportano l’attenzione sulla gestione ambientale nella città partenopea. Infatti, non sono mancate le accuse di incongruenza tra ciò che proclama nel suo intervento e la realtà di Napoli. I commenti arrivano in primo luogo dagli utenti del Web, che evidenziano il rischio di guardare all’Amazzonia, dimenticandosi di Napoli. Tra i commenti, alcuni chiamano in causa le condizioni di precarietà del Virgiliano, la spazzatura in strada – anche in via Toledo e in piazza Garibaldi – fino alla chiusura anticipata (e assurda!) di alcuni parchi, principalmente a causa di mancanza di personale.
Botta-e-risposta anche della politica. Come riportato da Le Cronache di Napoli, il consigliere Gennaro Acampora suggerisce a De Magistris di smetterla di “pensare all’Amazzonia”, e di occuparsi “dei giardini delle scuole” che “a settembre riapriranno e i bambini non avranno spazi verdi in cui giocare”. Disapprovazione anche da Diego Venanzoni (PD) che, denunciando il crollo di una pianta al Vomero, in un post di lunedì pomeriggio scrive: “E mentre il Sindaco Luigi de Magistris mostra la sua giusta e doverosa sensibilità verso il grande patrimonio arboreo dell’Amazzonia che va bruciando, i ragazzi della scuola media Viale delle Acacie al Vomero, il quartiere del primo cittadino, non potranno entrare a scuola. Che scherzi gioca il destino. Mettiamoci a lavoro.”
Le posizioni iniziali
A dicembre 2018 il sindaco auspicava un “cambiamento di mentalità” e si opponeva alle grandi ed inutili opere pubbliche, schierandosi in difesa del territorio e dei cambiamenti che vengono “dal basso”.
In occasione della prima Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, infatti, ha dichiarato: “Siamo molto avanti tra le città che contrastano dal basso il cambiamento climatico […]. Basti pensare alle linee di indirizzo del piano strategico della città metropolitana dove si parla di verde, di piste ciclabili, di mare, di una messa in sicurezza del territorio.” In quella stessa occasione, ha annunciato l’arrivo di fondi per un totale di 10 milioni per la piantumazione di alberi e arbusti nella città di Napoli. Insomma, qualcosa si è mosso. Tuttavia, l’uso di una retorica ambientalista lascia il tempo che trova quando a Napoli la manutenzione quotidiana in molte aree è scarsa. Almeno per il momento.
I Polmoni di Napoli
La decadenza di alcune aree verdi di Napoli è sotto gli occhi di tutti, specialmente in alcuni quartieri particolarmente problematici. La Villa Comunale ha pagato scelte amministrative poco felici, logorandosi a causa di incuria, rifiuti, assenza di vigilanza. La Villa Floridiana rappresenta ancora una nota dolente per l’amministrazione poiché parte dell’area verde è inaccessibile, e il Parco Massimo Troisi sicuramente non è un esempio di virtuosismo ambientale della comunità.
Anche il Parco Virgiliano, gioiello di Napoli, è vittima del degrado. Via decine di alberi, mozzati. La vigilanza è assente, i bagni inagibili. Un grande peccato per il flusso di turisti che potrebbe attrarre con il fascino mozzafiato del suo panorama. “Ormai il verde è completamente bruciato, gli alberi cadenti e non potati adeguatamente. Per non parlare della scandalosa situazione dei servizi igienici non funzionanti ed utilizzati lo stesso dall’utenza, con tutte le conseguenze ben immaginabili” – queste le parole di denuncia di Francesco de Giovanni e Fabio Chiosi, presidente e assessore della I Municipalità di Napoli, rilasciate a Il Mattino poche settimane fa.
Oltre alla scarsa manutenzione dei parchi, a preoccupare è anche il degrado ambientale causato dall’inquinamento delle strade e dai possibili roghi. Già, perché in alcune aree della città i rifiuti invadono tranquillamente i pochi spazi verdi, le aiuole e i viali alberati. Colpa, forse, anche dell’inciviltà di alcuni abitanti, questa situazione andrebbe considerata attentamente, anche alla luce di una (possibile) nuova emergenza rifiuti (ne abbiamo parlato in seguito alla chiusura del termovalorizzatore di Acerra).
Grandi Speranze
In merito alla manutenzione dei parchi, con un comunicato dello scorso 5 luglio e su proposta dell’Assessore Ciro Borriello, la Giunta comunale ha approvato alcuni lavori di riqualificazione di importanti aree verdi della città, tra le quali proprio la Villa Comunale, il Parco Virgiliano, il Parco Massimo Troisi e il Parco Ciro Esposito.
Sembra, dunque, che si stiano facendo alcuni passi in avanti che vanno nella giusta direzione. L’annuncio del Consiglio della Città Metropolitana, proprio durante i mesi estivi, riguarda investimenti per il Virgiliano e per altri cinque parchi dell’area napoletana per oltre 7 milioni di euro. Tra gli obiettivi dei Verdi, il futuro finanziamento di altri sei parchi: Parco del Poggio (Colli Aminei), il Parco San Gaetano Errico (Secondigliano), Parco Mascagni (Vomero), Parco Salvatore Buglione (Arenella), Parco San Gennaro (Sanità).
Per essere esempio di cambiamento, bisogna favorire l’ecosostenibilità nella realtà in cui viviamo, proteggendo e valorizzando la natura. E a testimonianza dello slancio ambientalista della città, il 6 agosto il Consiglio Metropolitano di Napoli ha approvato lo stato di emergenza climatica . Con questa dichiarazione, il sindaco e la giunta si impegnano a “realizzare entro 6 mesi – così come conforme allo spirito ed agli indirizzi del Piano Strategico Metropolitano – iniziative che si facciano carico della gravissima crisi in atto, per la compensazione delle emissioni, la diminuzione delle stesse, la messa in pratica di progetti di resilienza degli edifici, l’introduzione di energie rinnovabili, la revisione dei progetti di Pianificazione Urbana e di Mobilità, sviluppando il progetto di Riforestazione Urbana previsto dalla delibera OBC.”