Questa settimana vi raccontiamo una leggenda che riguarda Castellammare di Stabia ed una nave misteriosamente attratta sulle sue coste.
Si parla d‘anelli assai preziosi spariti dalle mani delle statue, di fame, miseria e preghiere: questa è la storia della nave di Castellammare di Stabia.
Una tremenda carestia
In un’epoca assai remota, lontana ormai centinaia di anni, accadde che Castellammare di Stabia fosse preda di una terribile carestia.
Niente più cresceva dal suolo e nemmeno gli alberi davano i loro frutti: la terra pareva fosse diventata improvvisamente sterile. Le famiglie non riuscivano più a mettere in tavola nulla, e tutti erano divorati dai morsi della fame.
La popolazione, sempre più affamata e disperata, iniziò a deperire. Tra le lacrime, i cittadini rivolsero allora le loro preghiere al patrono della città, san Catello, perché fermasse tutta quella miseria e quella fame.
Un vecchio saggio
Proprio in quei giorni in cui ormai la città s’era ridotta allo stremo, una nave navigava con lentezza a largo delle coste campane. Si trattava d’una nave carica di grano, diretta verso i mercati spagnoli.
Un uomo, un vecchio saggio, dalla costa gridò di voler parlare col capitano della nave. Tanta fu la sua veemenza ed insistenza che infine fu condotto, tramite una barchetta a remi, dall’uomo.
Il capitano gli chiese cos’avesse di tanto urgente ed importante da dirgli, ed il vecchio rispose: “Solo un consiglio.”
Detto questo raccomandò al capitano di vendere la sua merce, il suo preziosissimo grano non agli spagnoli ma agli abitanti di Castellammare di Stabia. “Ne ricaverà un buon profitto” disse l’anziano signore “ve lo garantisco.”
Disse inoltre d’essere un abitante della cittadina lui stesso e, per mostrargli la sua buona fede, si sfilò un anello assai prezioso, con incastonato un diamante luccicante, e concluse: “Me lo ridarete quando avrete concluso i vostri affari”.
Un anello prezioso
Il capitano si persuase della bontà del consiglio dell’anziano signore e decise di seguire quanto aveva detto. Approdò a Castellammare di Stabia e lì provò a vendere il suo grano.
Il popolo, affamato per via della carestia, acquistò subito tutto il prezioso carico portato dalla nave. Con la stiva ormai vuota e le tasche assai pesanti, il capitano chiese a tutti coloro con cui riuscì a parlare chi e dove fosse il vecchio che gli aveva dato quel consiglio così giusto: voleva ringraziarlo e rendergli l’anello.
Pareva che nessuno conoscesse quell’uomo. Ad un certo punto un cittadino disse: “Da come lo descrivete, pare proprio che voi, capitano, stiate descrivendo san Catello!”
Detto questo, condusse il capitano alla statua del santo: guardandogli il viso, il capitano lo riconobbe e, osservando le sue mani, i fedeli della chiesa di Castellammare notarono subito che alle sue dita mancava un anello.
Incredulo, il capitano prese l’anello con il diamante e lo infilò nuovamente alle dita del santo. San Catello aveva ascoltato le preghiere di Castellammare ed aveva posto fine alla fame che attanagliava la cittadina.
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