Dopo la grandissima mobilitazione del 27 settembre, Fridays for Future Napoli ha ospitato la seconda assemblea nazionale. Il movimento contro i cambiamenti climatici sta acquisendo sempre più voce partendo dal locale e puntando al globale.
Napoli città simbolo
I gruppi locali che stanno animando Fridays for Future si sono incontrati a Napoli, città emblema dal punto di vista delle criticità ambientali. Napoli ha già una storia di comitati territoriali che combattono ogni giorno contro le ingiustizie ambientali. Dalle lotte contro i siti di smaltimento di Acerra, Chiaiano, Giugliano, Napoli est, dove ieri il gruppo di Fridays for Future Napoli ha bloccato l’ingresso del deposito Q8 di San Giovanni a Teduccio. Non a caso luoghi periferici, utilizzati come angoli di accumulo e scarico delle filiere produttive e poi come luoghi di speculazione. È l’esempio di Bagnoli, dove i cittadini organizzati hanno rivendicato il diritto di decidere sulla propria salute. Fridays for future Napoli porta con sé le voci di coloro che vivono queste lotte e da esse hanno imparato.
Dal local al global
All’assemblea nazionale hanno partecipato i delegati locali e ognuno ha portato il suo contributo, condividendo con gli altri le criticità dei propri territori, dalla Puglia alla Val di Susa. Dunque, un punto imprescindibile è, per il movimento, guardare con attenzione ai problemi dei territori e combatterli, con la consapevolezza che solo partendo dalla lotta locale si può pensare la lotta globale.
Per far ciò, bisogna avere le idee chiare sul nemico che si ha di fronte, riconoscerlo, smascherarlo e combatterlo nel modo più radicale possibile. Il movimento si definisce quindi anticapitalista, grida a gran voce la contrarietà a un sistema predatorio costruito alla sua base sullo sfruttamento compulsivo di risorse materiali e umane da cui trarre produzione e profitto, un sistema che consuma e poi rigurgita ciò che produce provocando danni irreversibili.
Fridays for Future Italia si propone di combattere i nemici climatici, a partire da chi nega, ignora o strumentalizza il problema, passando per quelle organizzazioni che adottano strategie di greenwashing, costruendo un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale.
La riflessione dell’assemblea tocca anche il tema dell’austerity. I cambiamenti climatici vanno inquadrati seriamente nell’ottica di crisi e di sopravvivenza. La riconversione totale non può essere obiettivo auspicabile, bensì irrinunciabile e deve prescindere da qualsiasi vincolo di bilancio.
Il movimento prende anche posizione rispetto alle grandi opere, pensate alla base proprio come mezzi per intensificare il ritmo autodistruttivo del sistema. Le istituzioni finanziano le grandi opere quando quei miliardi potrebbero servire a investire sulla riconversione. Nonostante sia già stato oltrepassato il punto di non ritorno, è necessario combattere la crisi con tutti i mezzi possibili.
Fridays for Future, dunque, si radicalizza sui territori e si organizza a livello nazionale e internazionale. L’Italia in questa settimana ha portato in piazza 1 milione di persone su 7 in tutto il pianeta.