venerdì, Novembre 22, 2024
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Ricerca: i finanziamenti solo a Milano

La ricerca scientifica rischia di diventare una prerogativa di Milano a causa del divario tra Human Technopole e tutti gli altri centri di ricerca italiani.

Ogni giorno in Italia, in particolare nel Sud Italia, un ricercatore si alza e sa che dovrà vedersela con la mancanza di fondi per poter portare avanti la propria ricerca dignitosamente. In realtà, la ricerca italiana andrebbe premiata, per la sua straordinaria capacità di ottenere ottimi risultati, pur combattendo costantemente con una diffusa scarsità di fondi.

Fondi che, com’è noto, tendono a mancare soprattutto negli atenei meridionali. Questi sono fortemente penalizzati, a differenza di quelli settentrionali, dalla localizzazione in territori economicamente più deboli, il che non consente loro di raggiungere un equilibrio economico-finanziario stabile. Se poi aggiungiamo che i soldi chiamano soldi, l’impoverimento degli atenei meridionali comporta la significativa emigrazione degli studenti verso il Nord, e con loro anche l’emigrazione dei fondi nazionali, in uno spaventoso circolo vizioso.

In aggiunta all’annoso divario Nord Vs Sud, concretizzato in particolar modo in termini di finanziamenti alla ricerca scientifico-accademica, quello che rischia di diventare un moderno pomo della discordia è la Fondazione Human Technopole, localizzata nell’area ex-Expo (Arexpo), istituita con la legge di bilancio 2017 (legge n.232 dell’11 dicembre 2016), che ne regola anche in finanziamento. Il motivo è chiaro e sembra essere l’ennesima conferma di come l’asse portante dell’economia e del lavoro in Italia sia oggi tremendamente sbilanciato a favore del Nord, della Lombardia, di Milano, a discapito del Sud Italia e di tante altre regioni.

Human Technopole: una scommessa?

Fondata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), la Fondazione, che gestisce privatamente il centro Human Technopole (HT), può ricevere finanziamenti pubblici e privati. All’HT sarà possibile fare ricerca nei centri di Genomica, Neurogenomica, Biologia Strutturale, Biologia Computazionale e nel centro per le Analisi Decisioni e Società.

Organismo di ricerca con vocazione internazionale e multidisciplinare, l’HT ha l’obiettivo di «imprimere il maggior impulso allo sviluppo delle tecnologie umane e della long life, incrementando gli investimenti pubblici e privati nei settori della ricerca diretta alla prevenzione e alla salute, coerentemente con il Programma nazionale per la ricerca (PNR) e sviluppando un approccio multidisciplinare ed integrato nelle discipline della salute, della genomica, dell’alimentazione e della scienza dei dati e delle decisioni, con particolare riguardo al  progetto scientifico e di ricerca Human Technopole, anche in raccordo con il sistema universitario e degli enti di ricerca

La questione fondi: il pomo della discordia

Sembra, quindi, che l’HT rappresenti il biglietto vincente per il potenziamento e il rilancio, sulla scena internazionale, della ricerca Made in Italy.

Tuttavia, il nocciolo della questione, che trasforma Milano nella nuova mantide religiosa della ricerca, nel centro che può fagocitare tutti gli altri ‘competitors’, è l’ingente fondo pubblico riservato esclusivamente al finanziamento di questo unico centro di ricerca. Dalla sua istituzione e fino al 2023, per l’HT lo Stato ha stanziato quasi ottocento milioni di euro; cifra che si assesterà a centoquaranta milioni di euro all’anno per sempre a decorrere dal 2023. 140 milioni di euro annuali destinati, a prescindere, a progetti di ricerca che sono, così, esenti dal lungo, e talvolta sfiancante, processo di selezione che normalmente i team di ricerca devono affrontare per ottenere finanziamenti.

Squilibri e competizioni

Ma quelle finanziate all’HT saranno davvero le idee più innovative con cui l’Italia può contribuire al progresso della ricerca? Oppure, ad esempio, nel profondo meridione italiano, qualche ricercatore con la stessa brillante idea– o, perché no, una migliore – non ha potuto realizzare il proprio progetto perché il suo dipartimento è a corto di fondi?

Questa è la domanda da un milione di dollari. O da centoquaranta milioni di euro. Infatti, se all’HT si potrà godere di ingenti finanziamenti per ricerche ad alto potenziale, è anche vero che in Italia esistono già laboratori di ricerca specializzati e che, ogni anno, 51 istituti di ricerca (IRCCS) si contendono poco meno di centosessanta milioni di euro totali, attraverso serrate selezioni. Invece, quanto all’HT, nonostante il suo potenziale innovativo, il suo statuto e la legge che ne ha dichiarato l’istituzione restano piuttosto vaghi, soprattutto in materia di accessibilità di risorse e attrezzature per gli scholars in Italia. Chi avrà accesso alle risorse dell’HT? In che modo? La paura è che l’uso di queste risorse possa diventare del tutto discrezionale.

Il dilemma Technopole rischia, perciò, di creare una malsana competizione tra i centri di ricerca italiani e l’HT, accentuando il divario già esistente e problematico, non solo tra Nord e Sud, ma, a questo punto, tra Milano e il resto dell’Italia. Una forma di lotta per la vita, insomma, che vedrebbe soccombere, per l’ennesima volta, gli atenei più deboli, localizzati nelle aree più fragili dal punto di vista economico-finanziario. In merito alla questione, il Ministro dell’Istruzione ha dichiarato prioritario evitare una tale contrapposizione: «La Fondazione deve essere una opportunità per il Paese, ma bisogna agire come una squadra, pensando a un ecosistema. Mettendo a sistema, appunto, i finanziamenti» – così Fioramonti a Il Messaggero.

Le proposte

In riferimento all’ultima legge di bilancio, è in discussione un emendamento, su proposta della senatrice Cattaneo, che mira a normalizzare e regolamentare i finanziamenti dello Stato all’HT. Lontano dal sottrarre risorse economiche alla Fondazione, o a rallentare la costruzione, lo sviluppo e l’indipendenza scientifica dell’HT, questo emendamento proporrebbe alcuni vincoli e garanzie circa l’utilizzo dei fondi destinati al Technopole.

Cattaneo propone il modello dello svedese Science For Life Lab, una struttura che comprende oltre 40 facilities alle quali hanno accesso tutti i ricercatori delle università e dei centri di ricerca della Svezia. In questo modo, insieme allo sviluppo di linee di ricerca indipendente, il centro favorisce la realizzazione di progetti e lo sviluppo di competenze a livello nazionale.

In particolare, per l’HT  viene proposto che almeno 80 milioni di euro degli annuali 140 vengano destinati all’implementazione di facilities e strumentazione nazionale HT, alle spese di mobilità dei ricercatori delle Università, degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e degli Enti Pubblici verso l’HT, nonché ai costi di realizzazione dei progetti. Inoltre, è richiesto che tutto questo avvenga attraverso criteri di selezione meritocratici.

Il parere favorevole

Sembra che questa linea d’azione incontri il favore di molti esponenti della politica. A questo proposito, il Ministro Fioramonti si è dichiarato pienamente favorevole all’emendamento, come anche il presidente dell’HT, Marco Simoni, il quale ha auspicato che tutti i ricercatori italiani possano usufruire delle infrastrutture del Technopole, per rafforzare l’intero sistema della ricerca in Italia.  Anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha sostenuto che le considerevoli risorse pubbliche stanziate dallo Stato a favore dell’HT dovranno essere utilizzate per finanziare i più brillanti scienziati e i migliori progetti di ricerca, attraverso meccanismi competitivi.

Di fatti, solo in questo modo sarà possibile dare alla ricerca italiana una concreta possibilità di miglioramento, rendendola più trasparente, competitiva, e soprattutto omogeneamente sviluppata, da Nord a Sud.

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