A Napoli, martedì pomeriggio, il maltempo, i dissesti stradali e il traffico hanno mandato in tilt anche la viabilità interna del nuovo Policlinico. Un medico ha raccontato di aver lasciato di corsa la sala operatoria per andare incontro al mezzo che trasportava le sacche di sangue per una trasfusione.
«L’altro ieri – racconta il dottor Di Domenico, urologo – abbiamo asportato un grave tumore alla vescica ad un 60enne. Altrove avevano preferito non operarlo, essendoci forti rischi di complicanze durante l’intervento». Per realizzare l’intervento si sono coordinate tre equipe. Una di urologi con a capo il professor Prezioso, una di chirurghi generali con la regia del professor Sodo ed una di anestesisti coordinata dalla professoressa De Santis.
«Siamo entrati in sala operatoria alle 7.30 del mattino – racconta Di Domenico – e siamo usciti alle 16.30. Nel primo pomeriggio, ad operazione in corso, aspettavamo il sangue per una trasfusione, ma le sacche non arrivavano. Mi sono spogliato e sono andato a prenderle a piedi. Quando sono uscito sul viale del Policlinico ho visto una scena apocalittica. Un unico tappeto di auto ferme. Ho camminato sotto il diluvio in cerca dell’auto con il sangue. Ho preso le sacche e sono tornato bagnato fradicio in sala operatoria».
Terminato l’intervento c’è stato un secondo problema provocato dall’ingorgo. «Bisognava caricare il paziente in ambulanza – riferisce Di Domenico – per trasferirlo in terapia intensiva. Una precauzione necessaria per un uomo in condizioni generali critiche. L’ambulanza non arrivava, era anch’essa paralizzata nel traffico. Abbiamo caricato il paziente appena operato in barella e a piedi lo abbiamo portato all’edificio 7. Siamo passati attraverso i sotterranei, dove sono i locali delle caldaie. Spiace dover parlare di tutto ciò piuttosto che del successo di un intervento difficilissimo».
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