Fa parte della tradizione napoletana: quando si pensa alla vigilia ed al giorno di Natale, è immancabile rivolgere un pensiero alla Tombola, alla smorfia ed al “Panariello”; a Napoli non c’è Natale senza Tombola!
Ma perché nelle case di Napoli e della Campania alla Tombola si gioca proprio a Natale? In pochi sanno che quest’usanza nacque per via di un litigio – cosa che invero ben poco si sposa con l’atmosfera carica di promesse e bontà del Natale – e che, in buona sostanza, altro non è che un modo di aggirare regole scritte e leggi divine.
Ma vogliamo raccontarvi per bene della storia di quest’amata tradizione: ecco perché Tombola, Smorfia e Natale a Napoli ed in Campania sono indissolubilmente legati.
Il Lotto è l’acquavite di Napoli
Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli.
Così diceva Matilde Serao, alludendo alla passione dei napoletani per il gioco del Lotto. Sin dall’esordio del gioco, Napoli è impazzita per il Lotto; sempre la Serao ne “Il Ventre di Napoli” scriveva:
Ebbene, il popolo napoletano rifà ogni settimana il suo grande sogno di felicità, vive per sei giorni in una speranza crescente, invadente, che si allarga, si allarga, esce dai confini della vita reale: per sei giorni, il popolo napoletano sogna il suo grande sogno, dove sono tutte le cose di cui è privato. […]
Tutte queste cose che la vita reale non gli può dare, che non gli darà mai, esso le ha, nella sua immaginazione, dalla domenica al sabato seguente; e ne parla e ne è sicuro, e i progetti si sviluppano, diventano quasi una realtà, e per essi marito e moglie litigano o si abbracciano.
Alle quattro del pomeriggio, nel sabato, la delusione è profonda, la desolazione non ha limiti: ma alla domenica mattina, la fantasia si rialza, rinfrancata, il sogno settimanale ricomincia.
Il lotto, il lotto è il largo sogno, che consola la fantasia napoletana: è l’idea fissa di quei cervelli infuocati; è la grande visione felice che appaga la gente oppressa; è la vasta allucinazione che si prende le anime.
Sebbene dunque il gioco del Lotto non sia nato a Napoli ma a Genova nel 1539, da quando giunse nella città partenopea molti anni dopo fu amato dal popolo al punto da risultare irrinunciabile in qualsiasi periodo dell’anno, sebbene la Chiesa lo giudicasse immorale e lo condannasse pubblicamente.
Tombola tra Clero, Popolo e Nobiltà
Il Lotto non era amato però soltanto dal popolo, ma anche dalla nobiltà.
Carlo III di Borbone, rendendosi conto di quanto denaro girasse intorno al gioco, decise di renderlo legale. Incontrò tuttavia l’opposizione di Gregorio Maria Rocco, un frate domenicano. La posizione della Chiesa riguardo al gioco era ben conosciuta, e il frate era noto per il suo assoluto rigore alle regole ed alla dottrina.
Carlo III tuttavia non si diede per vinto, ed dopo molte, moltissime trattative infine i due giunsero ad un accordo: il Lotto sarebbe stato reso legale a patto che fosse sospeso durante le festività natalizie.
Tuttavia il popolo napoletano non era d’accordo con il divieto imposto, e di fatto lo ignorò: per continuare a giocare al Lotto ne idearono una versione casalinga, quella che ancora oggi viene giocata a Natale.
Ma perché si chiama Tombola? Perché il contenitore a forma di cilindro che conteneva i numeri da estrarre, il “panariello”, ricordava la forma del tombolo, uno strumento utilizzato per creare pizzi e merletti.
La Smorfia e la Cabbala
A Napoli, ad ognuno dei 90 numeri della Tombola e del Lotto corrisponde un simbolo: l’insieme di queste simbologie è chiamato “Smorfia”. Quando qualcuno fa un sogno particolare, analizzandone i singoli elementi è possibile, tramite la Smorfia, derivarne dei numeri “fortunati” da giocare poi al Lotto o da ricercare nelle cartelle della Tombola.
La Smorfia napoletana è molto famosa, ma abbastanza fumose sono le sue origini: pare che il termine “Smorfia” sia legato in qualche modo al nome di Morfeo, dio greco del Sonno e dei Sogni. La Smorfia è detta anche Cabbala – parola di origine ebraica. Secondo la tradizione ebraica della Qabbalah ogni parola e lettera ha un significato misterioso, è un simbolo da interpretare.
La Tombola dei Femminielli e la Tombola Vajassa
Esistono due modi alternativi di giocare la Tombola strettamente legati alla Smorfia: la Tombola dei Femminielli e la Tombola Vajassa. Entrambe le modalità sono state proprie degli strati più bassi della popolazione e sono abbastanza volgari.
- La Tombola dei Femminielli era vietata agli uomini, che potevano assistervi solo fuori dalla porta dove si svolgeva il gioco. Era concesso partecipare solo alle donne e appunto ai femminielli – i femminielli erano uomini omosessuali dalle movenze e dai modi particolarmente femminili; nella tradizione napoletana non solo erano accettati, ma anche rispettati. Tradizione voleva che fosse proprio uno dei femminielli ad estrarre i numeri, in quanto dispensatori di buona sorte.
- La Tombola Vajassa era invece aperta a tutti i generi ed a tutte le età. Entrambe le tombole si svolgevano secondo la stessa modalità: quando veniva estratto un numero questo non veniva chiamato direttamente. Si faceva capire ai partecipanti quale numero fosse stato estratto descrivendo il simbolo a lui legato dalla smorfia, attraverso modi di dire un po’ volgari e spesso facendo allusioni sessuali – da qui deriva la denominazione di questa modalità: la vajassa era infatti il termine usato inizialmente per indicare una serva e poi, successivamente, una donna sguaiata, volgare e che alzava sempre la voce . Si continuavano ad estrarre numeri così facendo e legando ogni simbolo al precedente attraverso la narrazione di una storia, alla quale potevano dare il loro contributo anche tutti gli altri partecipanti.
I Simboli della Smorfia
Per concludere questo excursus sulla Tombola Napoletana, vi lasciamo con l’elenco di tutti i simboli della Smorfia, per giocare narrando una storia o per decifrare i vostri sogni: e chissà che qualche fantasma o spirito beneaugurante non vi faccia visita nel sonno per darvi, come in qualche celebre commedia, dei numeri “buoni” da giocare!
- L’Italia
- A criatura (il bimbo)
- ‘A jatta (il gatto)
- ‘O puorco (il maiale)
- ‘A mano (la mano)
- Chella che guarda ‘nterra (organo sessuale femminile)
- ‘A scuppetta (il fucile)
- ‘A maronna (la madonna)
- ‘A figliata (la prole)
- ‘E fasule (i fagioli)
- ‘E surice (i topi)
- ‘E surdate (i soldati)
- Sant’Antonio
- ‘O mbriaco (l’ubriaco)
- ‘ O guaglione (il ragazzo)
- ‘O culo (il deretano)
- ‘A disgrazia (la disgrazia)
- ‘O sanghe (il sangue)
- ‘ A resata (la risata)
- ‘A festa (la festa)
- ‘A femmena annura (la donna nuda)
- ‘O pazzo (il pazzo)
- ‘O scemo (lo scemo)
- ‘E gguardie (le guardie)
- Natale
- Nanninella (diminuitivo del nome Anna)
- ‘ O cantero (il vaso da notte)
- ‘E zzizze (il seno)
- ‘O pate d”e criature (organo sessuale maschile)
- ‘E palle d”o tenente (le palle del tenente, riferito all’organo sessuale maschile)
- ‘O padrone ‘ e casa (il proprietario di casa)
- ‘O capitone (il capitone)
- L’anne ‘ e Cristo (gli anni di Cristo)
- ‘A capa (la testa)
- L’aucielluzzo (l’uccellino)
- ‘ E castagnelle (sorta di petardi)
- ‘O monaco (il frate)
- ‘E mmazzate (le botte)
- ‘A funa ‘nganna (la corda al collo)
- ‘A paposcia (ernia inguinale)
- ‘O curtiello (il coltello)
- ‘O ccafè (il caffè)
- ‘Onna pereta affacciata ‘o balcone (una donna volgare affacciata al balcone)
- ‘E ccancelle (il carcere)
- ‘O vino (il vino)
- ‘E denare (i denari)
- ‘O muorto (il morto)
- ‘O muorto che parla (il morto che parla)
- ‘O piezzo ‘ e carne (il pezzo di carne)
- ‘O ppane (il pane)
- ‘O ciardino (il giardino)
- ‘A mamma (la mamma)
- ‘O viecchio (il vecchio)
- ‘O cappiello (il cappello)
- ‘A museca (la musica)
- ‘A caruta (la caduta)
- ‘O scartellato (il gobbo)
- ‘O paccotto (l’imbroglio)
- ‘E pile (i peli)
- ‘O lament (il lamento)
- ‘O cacciatore (il cacciatore)
- ‘O muorto accis (il morto ammazzato)
- ‘A sposa (la sposa)
- ‘A sciammeria (la marsina)
- ‘O chianto (il pianto)
- ‘E ddoie zetelle (le due zitelle)
- ‘O totano int”a chitarra (il totano nella chitarra)
- ‘A zuppa cotta (la zuppa cotta)
- Sott’e’ncoppo (sottosopra)
- ‘O palazzo (il palazzo)
- L’ommo ‘e merda (l’uomo senza princìpi)
- ‘A meraviglia (la meraviglia)
- ‘O spitale (l’ospedale)
- ‘A rotta (la grotta)
- Pullecenella (Pulcinella)
- ‘A funtana (la fontana)
- ‘E diavule (i diavoli)
- ‘A bella figliola (la bella ragazza)
- ‘O mariuolo (il ladro)
- ‘A vocca (la bocca)
- ‘E sciure (i fiori)
- ‘A tavula ‘mbandita (la tavola imbandita)
- ‘O maletiempo (il maltempo)
- ‘A cchiesa (la chiesa)
- L’aneme ‘o priatorio (le anime del purgatorio)
- ‘A puteca (il negozio)
- ‘E perucchie (i pidocchi)
- ‘E casecavalle (i caciocavalli)
- ‘A vecchia (la vecchia)
- ‘A paura (la paura)
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