C’è un dolce, a Natale, che mette d’accordo tutti i campani: gli Struffoli, talvolta chiamati anche “Strangola-preti” o “Strangolaprevete”.
Che li preferiate carichi di miele come vuole la tradizione o un pochino più asciutti, che amiate riempirli di canditi o di diavoletti di zucchero, non importa: le palline fritte che ogni Natale invadono le nostre tavole ogni anno piacciono davvero a chiunque.
Ma conoscete davvero la storia degli struffoli? Sapete perché sono un dolce strettamente legato al periodo Natalizio?
Questa settimana vi raccontiamo delle loro origini antiche e del viaggio che hanno compiuto per arrivare fino a noi, della loro simbologia e del loro sapore delizioso: ecco a voi la storia degli Struffoli.
Strongolous e Loukomades
Gli Struffoli sono un dolce giunto a Napoli molto, molto tempo fa, insieme ai Greci che approdarono sulle sue coste per costruire una nuova città.
Il miele che li ricopre, la dolcezza che li contraddistingue e la pasta fritta di cui sono fatti sarebbero un’ulteriore prova della loro origine ellenica: questi elementi ricordano tantissimo infatti i sapori dei dolci greci.
In particolare, c’è un dolce che somiglia davvero molto agli struffoli: si tratta di zeppoline dolci chiamate Loukomades, che proprio come gli struffoli sono fritte e ricoperte di miele e che al posto di confettini e “diavulilli” sono guarniti con granella di noci, mandorle e con una spolverata di cannella.
L’etimologia del nome degli Struffoli è incerta, ma una delle ipotesi più accreditate è che derivi dall’unione delle parole greche “Strongulous”, che significa “rotondo”, e “Pristos” che vuol dire tagliato: piccole sfere, rotonde e tagliate, cioè proprio ciò che gli Struffoli sono.
Un’altra ipotesi è che la parola “Struffolo” derivi da strofinare, ovvero dal movimento compiuto per lavorare il loro impasto.
Struffoli donati e Struffoli segreti
Gli Struffoli ebbero grande fortuna a Napoli, e non solo ai tempi del Greci.
La ricetta venne conservata, nel Medioevo, grazie ad alcuni conventi: qui le suore continuarono a cucinarli per secoli, dandoli in dono alle famiglie della nobiltà napoletana che s’erano distinte per le loro opere di carità.
Con il trascorrere del tempo si vennero a creare tante piccole varianti della ricetta degli Struffoli, tramandate in gran segreto di generazione in generazione, quasi come se decidere quanti diavulilli spolverarvi sopra fosse una magia o un rituale esoterico.
Ogni napoletano e campano ne conosce una versione diversa, e chiunque vi dirà che la “sua” è la ricetta autentica ed originale, quella dei veri struffoli. La verità è che, oltre le piccole differenze, ci sono poche ma fondamentali caratteristiche per cucinare degli autentici Struffoli napoletani: le palline fritte devono essere il più piccole possibile, per poter raccogliere più miele, e quest’ultimo deve essere decisamente abbondante.
Questo non solo perché ne gioverà il sapore del piatto, ma anche perché il miele è collegato alla figura di Gesù e dunque al Natale.
La roccia che dà miele
Il miele è in realtà citato spesso nei testi sacri Cristiani e Cattolici: nell’Esodo il miele viene paragonato alla manna ed alla parola di Dio, e come questa cade dal cielo per nutrire e saziare gli uomini; il miele viene anche da una “roccia”: e così viene definito Gesù Cristo, come “la roccia che dà miele” e che con le sue parole buone colma di dolcezza e speranza chi gli presta ascolto.
L’amore viene spesso paragonato al miele nei testi sacri, sia quello che intercorre tra sposo e sposa che quello di Gesù nei confronti degli uomini.
E’ anche per questo che i mielosi Struffoli sono probabilmente diventati uno dei dolci tipici del Natale: uno dei loro ingredienti principali era strettamente collegato ad una simbologia cattolica e cristiana riguardante l’amore, Dio e soprattutto Gesù.
Che lo si faccia seguendo questo spirito religioso o preferendo le sue origini pagane, è certo che gustare questo dolce Natalizio fa bene e rincuora sia il corpo che lo spirito.
E voi? Amate il sapore mieloso degli Struffoli? Avete una vostra ricetta “segreta”, oppure vi affidate alle mani sapienti di nonni, genitori o pasticceri?
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