Carnevale è oramai alle porte, e con sé porta l’atmosfera giocosa e goliardica che fa amare questa festa a grandi e piccini. Insieme ai colori sgargianti dei coriandoli e delle stelle filanti, le strade si riempiono del buon profumo dei dolci tipici di questo periodo.
Probabilmente, la prima ricetta che ad un partenopeo viene in mente pensando al Carnevale è quella delle Chiacchiere, le piccole striscioline di pasta fritte che, secondo la tradizione, prima di essere mangiate devono essere bagnate nel Sanguinaccio.
Sia le Chiacchiere che il Sanguinaccio – una crema al cioccolato particolarmente densa e saporita – hanno un bagaglio di leggende, storie e tradizioni molto corposo, che risale fino ai tempi degli antichi Romani. Questa settimana, per festeggiare l’appropinquarsi del Carnevale, #BussoLaTavola vi svela tutti i segreti di questi deliziosi dolci.
Le Chiacchiere
Frictilia, i dolci per i Saturnali
Molti studiosi ritengono che le origini delle Chiacchiere risalgano addirittura all’epoca Romana.
Antenati dei dolci partenopei sarebbero infatti i Frictilia, dolci fritti nello strutto che venivano cucinati in occasione dei Saturnali – feste che si svolgevano a Dicembre.
Si trattava di un piatto facile da cucinare, estemporaneo e decisamente economico: l’ideale per dei festeggiamenti a cui partecipava una grande quantità di persone quali erano i Saturnali.
Le chiacchiere di una Regina
C’è tuttavia anche una leggenda tutta partenopea che riguarda la nascita di questi dolci.
Si dice che una Regina – secondo alcuni la regina Margherita di Savoia , la stessa che volle a tutti i costi assaggiare la pizza – avesse desiderio di un nuovo dolce da mangiare e servire quando riceveva amici ed esponenti della nobiltà.
Secondo la leggenda, la Regina convocò allora alla sua corte Raffaele Esposito affinché potesse creare una nuova ricetta che potesse deliziarla, e così nacquero le Chiacchiere – così chiamate perché venivano mangiate durante “le chiacchierate” tra la regina ed i suoi ospiti.
Il Sanguinaccio
Del maiale non si butta via niente
Fino al 1992, anno in cui questa pratica fu proibita per legge per motivi igienico-sanitari, il Sanguinaccio preparato secondo la tradizione prevedeva l’utilizzo del sangue di maiale.
L‘uso del sangue durante il periodo di Carnevale trova ragione nel fatto che nelle campagne gli animali venissero uccisi tra Gennaio e Febbraio.
Recita un vecchio adagio, che“del maiale non si butta via niente”, e dell’animale veniva usata davvero ogni parte – men che il sangue, se non anticamente a scopi terapeutici (veniva infatti dato a chi soffriva d’anemia).
Così, i Pasticceri Napoletani pensarono di creare una crema che prevedesse l’utilizzo del sangue di maiale, continuamente mescolato per evitarne la coagulazione mentre lo si incorporava al cacao, caffè, uva passa, cannella e chiodi di Garofano.
L’utilizzo del sangue nella ricetta dona un sapore davvero particolare a questa crema carnevalesca, tuttavia in seguito all’introduzione del divieto il gusto del sangue venne perfettamente imitato da spezie ed aromi – di sanguinoso, così, questa crema oggi ha solo il nome.
Sant’Antonio e la Pasticceria
Sant’Antonio – che una leggenda ed un detto napoletano raccontano si fosse innamorato proprio di un maiale – cade esattamente il 17 Gennaio, periodo in cui tradizionalmente inizia la preparazione del Sanguinaccio proprio in virtù del collegamento voluto dalle storie tra il maiale ed il Santo.
Un sapore dolce per Carnevale
Carnevale è una delle feste più divertenti tra quelle segnate sul nostro calendario, e, tra le strade Campane, anche una delle più dolci.
Che preferiate gustare le Chiacchiere come vuole la tradizione insieme al Sanguinaccio, che le amiate “assolute” per assaporarne il sapore o che gradiate provare le mille varianti che sono attualmente in commercio, non potrete fare a meno di concedervi almeno un morso di loro dolce sapore per Carnevale.
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