In tempi di emergenza coronavirus, il Tribunale di Napoli ha firmato un protocollo che istituisce il processo a distanza. Udienze di convalida davanti al gip, interrogatori di garanzia, giudizi direttissimi, saranno celebrati senza la presenza fisica della parti, che saranno collegate online. Il giudice resterà nella sua stanza, il pubblico ministero in Procura, l’avvocato nel suo studio, l’indagato in carcere o in caserma se si trova agli arresti domiciliari. Gli atti giudiziari saranno condivisi online. I colloqui fra avvocato e assistito saranno assicurati da una linea telefonica riservata.
Una rivoluzione che ha ricevuto una spinta decisiva dalla necessità di ridurre al minimo i contatti personali per evitare il contagio da coronavirus. Non a caso, nel protocollo si ribadisce che il processo a distanza “determini il grave pericolo di compromissione dei diritti costituzionali e in particolare del diritto di difesa”. Poi però si prende atto della “drammatica eccezionalità delle condizioni sanitarie determinate dalla pandemia”.
Gli strumenti tecnici in dotazione agli uffici giudiziari hanno già risposto positivamente ai test seguiti dal responsabile per l’informatica della Procura, il pm Antonello Ardituro. Il protocollo è firmato dal procuratore Giovanni Melillo, dalla presidente del tribunale Elisabetta Garzo, dal presidente dell’Ordine forense Antonio Tafuri e dal presidente della Camera penale Ermanno Carnevale.
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