La conduttrice televisiva Barbara D’Urso è, insieme ad altre cinque persone impegnate nella realizzazione della trasmissione «Pomeriggio 5», al centro di un processo per diffamazione nei confronti di un giovane di San Giorgio a Cremano.
L’accusa è di aver violato la sua privacy, creandogli danni gravissimi con la messa in onda (nel settembre 2017) di un servizio dal titolo «Inchiesta shock su don Euro: soldi e amanti ai danni della Curia».
Il servizio riguardava l’ex sacerdote Luca Morini – noto con il soprannome di Don Euro – che aveva avuto diversi rapporti l’ex gigolò Francesco Mangiacapra, che ora si dedica alla scrittura di saggi. Nel corso della trasmissione, pur riferendosi a Mangiacapra, che aveva raccontato pubblicamente i suoi trascorsi con l’ex parroco della provincia di Massa, vennero trasmesse le immagini di una terza persona, il giovane di San Giorgio a Cremano, senza oscurarne il volto.
Poterono dunque vederlo in compagnia di don Morini centinaia di persone – tra cui i suoi genitori – che non sapevano dei suoi orientamenti sessuali. Il giovane – come spiega l’avvocato Giovanna Ziello che lo assiste nel processo, fu più volte definito «gigolò» ed «omosessuale».
A causa dello scandalo che la trasmissione provocò nel paese, il giovane perse il lavoro, fu lasciato dal fidanzato e lasciò in tutta fretta San Giorgio a Cremano. Inevitabile, successivamente, la decisione di presentare querela per diffamazione.
«La cosa grave — afferma ancora l’avvocato Ziello — è che, quando inviai la diffida, mi sentii rispondere che la redazione di Pomeriggio 5 aveva esercitato il diritto di cronaca. Una follia: poteva valere per il sacerdote, non certo per il mio assistito, che era un illustre sconosciuto».
Al termine delle indagini preliminari, il pm Claudio Onorati, con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, ha chiesto il rinvio a giudizio per diffamazione nei confronti di Barbara d’Urso e di altri cinque colleghi della nostra trasmissione di Mediaset. Prosegue intanto il processo civile, dove per conto del giovane di San Giorgio a Cremano la difesa ha chiesto un risarcimento di 500.000 euro.
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