L’ospedale di Pozzuoli sperimenta con successo un nuovo farmaco per la cura della Sars-Cov-19: l’Eculizumab.
Un ulteriore spiraglio di luce verso la cura al Covid-19 arriva nuovamente dalla Campania; dopo il Tocilizumab sperimentato da Ascierto al Pascale la nuova speranza arriva infatti dall’ospedale di Pozzuoli. Qui è stato infatti testato con successo un farmaco sui pazienti positivi al virus: l’Eculizumab, usato per malattie rare. Il nome, non a caso, richiamo proprio quello del Tocilizumab con cui condivide la caratteristica di essere un anticorpo monoclonale (ovvero ottenuto mediante la tecnica del DNA ricombinante).
Intanto appare sempre più chiaro che l’arma del virus è di natura infiammatoria (oltre che nella invasione diretta delle cellule), che si manifesta in una guerra tra virus e sistema immunitario. Il virus può infatti portare alla distruzione del tessuto polmonare; a questi possono unirsi problemi di natura vascolare sempre indotti da virus, aggravando il quadro d’insieme clinico. Si rende dunque necessario ed essenziale l’uso di un anticoagulante.
Il nostro protocollo – spiega il primario della rianimazione di Pozzuoli, Francesco Diurno – lo abbiamo messo a punto sulla scorta delle osservazioni di un amico neurologo che mi parlò di questa molecola impiegata in due sindromi su tre, la emolitico-uremica atipica e l’emoglobinuria parossistica notturna. Poiché agisce sull’infiammazione abbiamo pensato che potesse funzionare. Abbiamo abbinato anche gli anticoagulanti per per prevenire la trombosi che accompagna spesso l’infezione.
Già a metà marzo alcuni ricercatori si erano effettivamente meravigliati nel constatare che alcuni pazienti più compromessi presentavano difficoltà respiratorie minori rispetto ad altri con i polmoni in uno stato migliore. In tal senso è di vitale importanza lo stato del micro circolo: se somministrato in tempo il farmaco induce infatti significativi miglioramenti al circolo e alla respirazione. Nello studio coinvolti anche Fabio Numis (primario del pronto soccorso) e Gaetano Facchini (oncologo ricercatore).
Il trattamento
I casi trattati in questo modo nell’ospedale di Pozzuoli sono 23. Tale approccio sarà utilizzato anche in altri ospedali e centri italiani, mentre in Francia è già in uso presso un centro medico. Facchini annuncia che i risultati verranno pubblicati, sotto la sua firma e quella degli altri due medici, su una importante rivista medica. I due anticorpi studiati e utilizzati in Campania potrebbero essere utilizzati in sinergia.
Anche Boston prevede di studiare il farmaco. Qui, però, questo sarà adoperato solo su pazienti non intubati mentre a Pozzuoli sono trattati anche pazienti in rianimazione.
Il trattamento prevede la somministrazione di 3 fiale a settimana per massimo un mese e può arrivare a costare 73mila euro. La casa farmaceutica sta sostenendo gratuitamente la ricerca.
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