Dove non arriva la didattica digitale, c’è Angela Parlato, maestra e volontaria, che distribuisce spesa e lezioni ‘a distanza’ tra i vicoli: «Anche una parola scambiata da un balcone a distanza è importante.»
La didattica a distanza nei Quartieri Spagnoli ha un’altra faccia. Quella di Angela Parlato, maestra elementare del plesso primario “Gianturco”. Angela Parlato è un’insegnante che interpreta a trecentosessanta gradi la propria vocazione. Perché insegnare non significa solo tramettere conoscenza, ma anche educare, assistere, dare il buon esempio. Ogni giorno, insieme al gruppo di volontari del centro sociale “Lo Sgarrupato”, la maestra Angela gira in mascherina, raccogliendo e consegnando buste della spesa con alimenti di prima necessità alle famiglie che si trovano in maggiore difficoltà, proprio tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli.
Ma non solo.
La maestra volontaria nei Quartieri
L’area dei ‘Quartieri Spagnoli’ non è una zona facile. Sebbene si trovi al centro di Napoli, il quartiere vive una situazione di elevata marginalizzazione. Densamente popolato, esso è caratterizzato da forte disagio sociale e alti tassi di disoccupazione. In più, durante questa emergenza che costringe in casa, diventa ancora più difficile vivere nei Quartieri, le cui case sono notoriamente poco spaziose:
«Soprattutto i bambini che vivono nei terranei, nei bassi, sono quelli più colpiti perché stanno in pochi metri quadri in 10 o 5 persone quando tutto va bene – ha spiegato Angela Parlato a Il Riformista – e tenerli a bada, chiusi dentro, senza uno sfogo è molto difficile. Ma io non li lascio soli.»
No, la maestra, infatti, non li lascia soli. Così, le buste della spesa diventano non solo strumento di solidarietà, ma anche veicolo di cultura. Ai beni di prima necessità, la maestra dei Quartieri aggiunge libri e quaderni, giacché sarebbe ancora più doloroso far sentire la mancanza della scuola e ‘perdere’ questi ragazzi a causa di un’emergenza già di per sé drammatica.
«A molti bimbi abbiamo anche portato libri, o quaderni. Tre settimane fa li abbiamo recuperati dalle scuole, insieme a quaderni e penne per fare in modo che non allentassero il loro impegno.»
E la didattica digitale?
Per sopperire alla chiusura delle scuole, gli istituti scolastici stanno svolgendo la didattica digitale.* Ottimo!
Ma chi non può connettersi a Internet? Un problema evidenziato dalla maestra Angela, che descrive la situazione di alcuni suoi alunni come “complicata” a causa delle difficoltà di connessione. «Non tutti i miei alunni hanno a casa il computer o la connessione a internet per cui io non posso svolgere la didattica online», ha raccontato la maestra a Il Riformista. «Non hanno gli strumenti per poter lavorare su una didattica digitale. Non tutti, ma sono tanti.»
Lezioni ‘on the road’
Non potendo, perciò, gestire la didattica a distanza per tutti i suoi alunni, Angela, maestra e volontaria, svolge il suo ruolo di educatrice anche in un altro modo. Ogni giorno si rimbocca le maniche e scende in strada, consegnando la spesa alle famiglie in difficoltà, ma anche dispensando qualche lezione ‘on the road’ ai ragazzi dei Quartieri. «Per me gli studenti sono del mondo – ha dichiarato Angela – non di questo o di quell’insegnante.»
In questo momento di grande fragilità, anche un piccolo gesto può fare la differenza. «Anche una parola scambiata da un balcone a distanza quando gli portiamo qualcosa di necessario è importante», ha spiegato la maestra. E in un contesto socio-economico così difficoltoso come quello dei Quartieri Spagnoli, la presenza della maestra Angela diventa ancora più preziosa. Un’occasione di incontro, rigorosamente a distanza di sicurezza, per tenere vivo l’interesse dei giovani studenti.
«Un bambino mi ha chiesto cosa fosse una centrale idroelettrica – ha raccontano la maestra Angela, come riporta IlMattino – e spiegandogli come funzionasse la dinamo di una biciletta che permetteva il funzionamento delle luci mi ha detto: “mo agg capit”.»
«Quando posso chiedo alle persone di condividere i wi-fi con i propri vicini – ha continuato la maestra – in modo da permettere a tutti di avere una finestra sul mondo e di comunicare», sottolineando, poi, che «a quell’età il rapporto umano non può essere sostituito da un computer, c’è bisogno di guardarsi negli occhi.»
Quel bisogno di normalità
«I bambini che ho incontrato li ho visti quasi sempre dai balconi – ha raccontato la maestra a IlRiformista – Molti bambini sono provati. Lo dimostra il fatto che vogliono ritornare a scuola. Hanno bisogno della loro normalità, anche se è una normalità forzata perché per tanti di loro la scuola è una forzatura. Già di solito non è facile tenerli in classe bloccati una giornata intera. Però vogliono tornare a scuola, i bambini hanno bisogno di normalità.»
La scuola digitale è per tutti?
La testimonianza della maestra dei Quartieri Spagnoli riporta al centro dell’attenzione problematiche quanto mai attuali, evidenziate ancora di più dall’emergenza Coronavirus: la digitalizzazione della didattica nelle scuole e l’alfabetizzazione digitale della popolazione scolastica.
Viene spontaneo chiedersi, infatti, se la ‘scuola digitale’ non rischi di contribuire a creare un ulteriore gap nella formazione degli studenti italiani. Ebbene, la situazione in Campania non sembra ottimale. Al contrario, i dati dell’Istat confermano quanto espresso da Angela Parlato, evidenziando che, in Campania, il 41% delle famiglie non è dotato dei dispositivi necessari che permettono l’accesso alle piattaforme digitali.
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* A questo proposito, sono stati messi a disposizione delle scuole, soprattutto delle più disagiate, 85 milioni di euro per migliorare l’intero servizio della didattica a distanza.
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