Cresce il numero dei Sindaci dichiaratamente contro la tecnologia 5G: tra bufale più volte smentite, innovazioni tecnologiche e danni economici, ecco la fotografia della paradossale situazione italiana.
L’Italia, l’Europa e il 5G
Sebbene la tecnologia del 5G – cioè della quinta generazione di rete – in potenza potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione non è stata salutata entusiasticamente dalla popolazione Europea ed Italiana.
Non è bastato infatti smentire notizie riguardanti la pericolosità del 5G e nemmeno la promessa che con questa nuova rete si sarebbe potuti arrivare a collegare migliaia e migliaia di dispositivi senza per dissipare le paure, spesso irrazionali e basate su Fake News o dati incompleti, che spingono alcuni a boicottare il progresso tecnologico.
In Italia sono oltre 200 i sindaci apertamente contro la rete 5G che a suon di ordinanze cercano di non permettere l’installazione delle nuove antenne. A costituire la maggioranza dei comuni che contrastano questa innovazione sono, come sottolinea l’AssTel, proprio quei piccoli centri che avrebbero maggior bisogno di migliorare i propri servizi di rete.
Non è solo l’Italia ad essere parzialmente ostile all’installazione delle nuove antenne; in Gran Bretagna le ostilità sono forse ancora più veementi di quelle manifestate nel Bel Paese. L’ostilità, montata nei cittadini UK soprattutto per via di notizie false è stata così violenta da spingere alcune importanti testate internazionali, come il New York Times, ad indagare a riguardo di queste pericolose Fake News.
Le indagini dei giornalisti hanno condotto all’ipotesi che queste notizie assolutamente non vere siano diffuse da paesi stranieri che non vedrebbero di buon occhio il potenziamento della rete – e di conseguenza della potenza tecnologica – europea.
L’Italia non è un paese per antenne
In Italia e nel Regno Unito la paura e la rabbia hanno condotto alcuni individui a compiere atti vandalici ed ad incendiare alcune di queste antenne.
La prova che questi “obiettori” del 5G non abbiano ben chiaro il funzionamento delle reti e che forse non abbiano proprio idea di ciò contro cui si scagliano con tanta foga è data dal fatto che, come vi abbiamo raccontato qui, spesso sono state date alle fiamme antenne 4G e 3G, cioè quelle attualmente in uso.
Il risultato? Intere zone, migliaia di abitanti senza più rete; un danno economico per le compagnie telefoniche; un danno decisamente grave per i cittadini che non hanno più potuto usufruire dei servizi della rete, ancor più prezioso in questo periodo di pandemia e quarantene.
Esistono rischi per la salute legati al 5G?
Vedendo con quale violenza certi individui combattano contro la rete 5G viene spontaneo chiedersi se effettivamente esistano rischi per la nostra salute legati a questa nuova tecnologia (ve ne abbiamo parlato qui).
Come vi abbiamo già raccontato, al momento non esistono prove secondo cui la quinta generazione di rete dovrebbe avere effetti negativi per la salute.
Le onde elettromagnetiche che utilizza il 5G sono più alte ma meno forti di quelle che utilizzano attualmente i nostri dispositivi, senza contare che alcune delle frequenze che la nuova rete utilizzerebbe sarebbero le stesse già utilizzate dalle televisioni che possediamo oggi.
Non esistono, quindi, evidenze scientifiche che provino che il 5G sia nocivo per il nostro organismo.
La paura ci costa miliardi
Se dai dati attuali emerge quindi che la nostra salute è al sicuro, non altrettanto si può dire per le nostre tasche: a causa dell’irrazionale fobia riguardante il 5G l’Italia rischia di perdere miliardi.
Uno studio della Luiss Business School ed Unindustria rivela infatti che solo la città di Roma beneficerebbe, installando la rete 5G, di un profitto di oltre 30 miliardi.
Perché mai rinunciare ad una tecnologia definita dagli studi come pulita e sicura che ci permetterebbe di migliorare le performance dei nostri dispositivi e di arricchirci attraverso il suo utilizzo? Perché contrastare un progresso che, allo stato attuale, non sembra riservare alcun pericolo?
Non resta che sperare che i nuovi studi in corso confermino ancora una volta ciò che già oggi suggeriscono i dati disponibili e che anche i 200 sindaci contrari all’installazione delle nuove antenne si persuadano della bontà e della necessità di questo progresso.
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