venerdì, Novembre 22, 2024
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BussoLaLingua // Perché si dice “E che d’è stu quatto e maggio?”

Si è tanto parlato, nei giorni appena trascorsi, di questa data – il 4 Maggio. Se n’è discusso dal punto di vista politico, economico, sanitario; è stata indicata come una data foriera di speranza e di rinascita, ma, contemporaneamente, di paura e di confusione.

L’ambivalenza emotiva che suscita l’inizio di questa nuova fase del 2020 è normale: in noi convivono la voglia di ricominciare a vivere e mille, frastornanti timori. Tra mille decreti ed ordinanze, sicuramente ci siamo ritrovati estremamente confusi.

Caso ha voluto che esista, nella lingua napoletana, un’espressione, un modo di dire che recita proprio così: E che d’è stu quatto e maggio? (Ma cos’è questo quattro di Maggio?). Questo motteggio viene utilizzato proprio per indicare un estremo caos, e sta a significare “Ma cos’è questa confusione?“.

Carlos Ruiz Zafòn scrisse che “le coincidenze sono le cicatrici del destino“: così noi, sfruttando questa incredibile casualità, riprendiamo la nostra rubrica #BussoLaLingua per raccontarvi tutti i segreti di questa espressione.

Ricominciamo, proprio come voi tutti cari lettori, a vivere riprendendo il filo delle nostre abitudini proprio lì dov’è stato bruscamente spezzato.

E che d’è stu quatto e maggio?


Perché si usa questa strana espressione per indicare la confusione? 

Forse non tutti sanno che, qualche decennio fa, a Napoli il 4 Maggio era il giorno ufficialmente dedicato ai traslochi, al cambiar casa. Proprio così: tutti coloro che volevano trasferirsi altrove dovevano farlo in questa data. 

Il risultato era, naturalmente, decisamente confusionario: è facile immaginare la quantità spropositata di persone che si ritrovavano a transitare per le strade trasportando pacchi, pacchetti e pacchettini fino alla loro nuova dimora.

Da Agosto a Maggio e poi per tutto l’anno

Le origini di questa abitudine risalgono fino all’Impero Romano.

Per evitare di far confusione durante i giorni lavorativi dell’anno, tutti i traslochi dovevano essere assolutamente fatti ad Agosto; per la città di Napoli, nello specifico, era stata scelta la data del 10 Agosto.

Il giorno, tuttavia, non era adatto allo scopo: in quel periodo estivo, tra le strade partenopee si avvertiva in modo davvero troppo forte il caldo della stagione. Allora, per ovviare a questo inconveniente, nel 1587 il Viceré Juan de Zunica spostò la data da dedicare ai traslochi al primo Maggio.

Purtroppo, anche questa data non fu particolarmente apprezzata dai napoletani – proprio in quella data infatti si festeggiavano San Filippo e San Giacomo. Nessuno rispettava l’imperativo di traslocare soltanto il primo Maggio e si finiva per assistere ai traslochi durante tutto l’anno.

Fu nel 1611 che il Viceré Pedro Fernando de Castro spostò infine la data al 4 Maggio, molto più gradita alla popolazione: da allora, quel giorno fu sempre sinonimo di chiasso e terribile confusione.

Il conforto del caos

Questa è la storia di questo modo di dire e della confusione che il 4 Maggio porta sempre con sé nella vita dei napoletani.

Non ci resta che abbracciare questo caos ed assistere al concerto di chiasso e di rumori che torneranno a colmare – con prudenza e moderazione, naturalmente – le nostre strade anche in questo strano e spaventoso 4 Maggio 2020: tornerà a riecheggiare il frastornante fragore della vita che, in questi ultimi mesi, ci è tanto mancato.

Perché, in questa città, è confortevole e viva persino la confusione.

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Scopri i segreti di altre parole e modi di dire:

Se vuoi approfondire la tua conoscenza sulla nostra cultura regionale o leggere altre storie della Campania, non perderti le nostre rubriche sulle Leggende e sui Sapori della nostra regione : #BussoLaLeggenda e #BussoLaTavola

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