venerdì, Novembre 22, 2024
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Coronavirus, anche al Cotugno parte la cura ​con plasma iperimmune

Il Cotugno dà il via libera alla sperimentazione con plasma iperimmune. Intanto nelle strutture sanitarie il numero dei posti letto disponibili dovrebbero coprire tutti i casi non gestibili a domicilio.

Entro questa settimana anche il Cotugno avvierà il trattamento dei malati da coronavirus con il plasma iperimmune dei guariti. I riscontri ottenuti in tutta Italia dall’utilizzo di questa terapia sperimentale sono estremamente positivi. L’idea è tra l’altro stata già suggerita dal primario emerito del Cotugno, Giulio Tarro, sin dall’arrivo dei primi casi in Italia. Purtroppo a Napoli si viaggia con molto ritardo: la richiesta dei clinici del Cotugno risale addirittura alla metà di marzo ma occorreva ancora aspettare il parere (obbligatorio) del Comitato etico.

Il Comitato etico

Il Comitato etico è un organismo pletorico che si basa su un accordo interaziendale stipulato nel 2014 con l’Università Vanvitelli.

Del Comitato fanno parte 4 clinici delle discipline più rappresentative (immunostrasfusionisti), un clinico esperto di nuove procedure diagnostiche, un medico di medicina generale, due pediatri, un biostatistico, due farmacologi, tre farmacisti, due esperti in materia giuridica, altrettanti in bioetica e un’altra mezza dozzina di rappresentanti del volontariato e di altri profili.

Loro compito è quello di uniformare le procedure alle linee guida dettate dal ministero della Salute circa l’utilizzo del plasma. Dovranno inoltre indicare le procedure di sicurezza da seguire e chiarire le responsabilità all’insorgere di eventuali problematiche.

Nei giorni scorsi il manager dell’Azienda dei Colli, Maurizio di Mauro, ha preso parte all’ultima riunione web per accelerare l’iter. La riunione ha dato dunque il via libera alla cura che dovrebbe iniziare entro la fine di questa settimana.

La terapia

L’unità immunotrasfusionale dell’azienda dei Colli, diretta da Bruno Zuccarelli, si occuperà della terapia.

Molti pazienti guariti hanno già deciso di donare il proprio sangue per contribuire alla causa. Secondo molti esperti questa strategia potrebbe essere la migliore difesa possibile (utilizzata già contro Sars e Mers) in attesa del vaccino.

Bisogna inoltre ricordare che il calo dei contagiati impone una riorganizzazione delle strutture ospedaliere. Per fare un esempio, a Napoli l’Hub del Cotugno, il Covid Hospital del Loreto nuovo e il padiglione M del Cardarelli potrebbero essere più che sufficiente per tutti i casi non gestibili a domicilio: circa 70 posti liberi a cui vanno aggiunti una decina in rianimazione.

Prendendo in esame il Covid Hospital di Napoli est emerge che questo è attualmente occupato da un solo paziente trasferito tre giorni fa dal Cardarelli. Inoltre la struttura ha finora ospitato non più di tre o quattro malati di cui uno deceduto; la struttura potrebbe dunque essere messa in stand by. Lo stesso potrebbe valere per il Monaldi che è ora Covid free.

Il Cotugno, dal canto suo, affida ai 60 posti letto (raddoppiabili) del nuovo padiglione G le attività di cura legate al Covid. Proprio nel padiglione G sarà trasferita una rianimazione dedicata; in allestimento una sala operatoria e un centro cardiologico per infartuati. Il resto del polo infettivologico dovrebbe invece tornare progressivamente a lavorare nell’ambito delle varie discipline infettivologiche.

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