Stamattina, ospite a Radio24, Luigi De Magistris: ad intervistare il sindaco di Napoli sono i giornalisti Simone Spetia e Maria Latella.
Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha lasciato a Radio24 alcune dichiarazioni in cui afferma di essere deluso dal modo in cui il governo sta affrontando la ripartenza del sud Italia in questa fase 2.
«La ripartenza a Napoli è complicata. Da oggi dovrebbero riaprire ristoranti e pizzeria, ma molte saracinesche non si rialzeranno. La situazione economica è complicata. Il governo arriva in ritardo o non arriva per niente, sono molto deluso: lentezza, mancanza di visione, non arriva la cassa integrazione, arriva poca liquidità. Altri invece stanno immettendo liquidità ed è la criminalità, che sta già operando. (…)
C’è però comunque una frase di speranza sulla città di Napoli, una città che, come ha affermato il sindaco, “è forte, ha tanta creatività e iniziative di solidarietà”.
Le dichiarazioni di De Magistris sul mondo della magistratura
La prima domanda dell’intervista ha riportato De Magistris al suo passato di magistrato e alle sue indagini interne al mondo della magistratura. Le cronache di questi giorni infatti riportano vari scandali: il caso del magistrato Luca Palamara, le mozioni di sfiducia verso il ministro Bonafede e l’arresto del procuratore capo di Taranto.
Ciò dà molti spunti per una riflessione su ciò che sta accadendo nella magistratura italiana: le cose stanno peggiorando oppure stanno semplicemente venendo ora a galla? Il primo cittadino di Napoli si dimostra molto felice della domanda, in quando egli stesso è stato testimone di varie vicende di collusione nel mondo della magistratura.
«Sono testimone e ho pagato il prezzo più alto per aver investigato su un sistema criminale di collusioni tra pezzi grossi della magistratura. (…) I nomi su cui indagavo sono in parte gli stessi che sono sulle cronache odierne».
De Magistris continua dicendo:
«Se non appartieni non ti salvi nel processo disciplinare, se non appartieni ad una corrente della magistratura non arriverai mai a fare il procuratore della Repubblica, il procuratore nazionale Antimafia, il presidente del tribunale. Io, ad esempio, rimasi isolato, perché non solo ero estraneo a qualsiasi ambiente esterno alla magistratura, ma avendo indagato sui magistrati questo non mi è mai stato perdonato. Non solo volevano che non uscissero fuori le cose ma non volevano nemmeno lavare i panni sporchi in famiglia. Quando segnalai tutto al Csm, la coltellata finale arrivò proprio da lì».
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