La Jabil ha interrotto il tavolo con Governo e sindacati. Il country manager, Clemente Cillo, ha annunciato che “non è più disponibile a ritirare i licenziamenti nel sito di Marcianise”.
Governo e sindacati avevano ribadito la nullità dei licenziamenti durante l’emergenza coronavirus e che la società poteva chiedere altre cinque settimane di cassa integrazione, come stabilito dalle norme. La Jabil aveva accettato quindi di posticipare la questione.
In piena notte, con tutti gli operai a seguire la trattativa in fabbrica a Marcianise, è arrivata la pretesa assurda della multinazionale americana: rendere il licenziamento automatico dopo il 17 agosto. I sindacati parlano di “un comportamento di un’arroganza inaudita”. Fonti governative parlano di “decisione presa dell’azienda in modo unilaterale e inaspettato quando le parti erano ormai vicinissime all’intesa”.
Antonio Accurso, Uilm Campania, dice che “fino a quel momento era stata una trattativa complessa e faticosa, che aveva riportato tutti gli attori al buonsenso, grazie allo sforzo e alla mediazione di Governo e Regione e alla determinazione e responsabilità del sindacato. I licenziamenti sarebbero stati ritirati per riprendere un percorso di ricollocazione con stretto monitoraggio delle istituzioni. La Jabil con questo atto scellerato mette in discussione la missione industriale, e e crea forte incertezza minando la sua credibilità”.
Preso atto di questa pretesa la ministra Catalfo ha manifestato comunque la volontà di interloquire ancora per cercare di concludere positivamente la trattativa. La ministra si è impegnata a riconvocare le parti il prima possibile. Sarà richiesta la presenza di Otto Bik, membro del consiglio di amministrazione di Jabil.
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