C’è un viale, nella città di Caserta, su cui si raccontano strane storie: si tratta di viale Lincoln.
Chi lo attraversa nelle ore più buie della notte lo fa a passo svelto e, al tramonto, si cerca di non guardare troppo a lungo le ombre lunghe disegnate dal sole morente. A Viale Lincoln si verificano molti incidenti stradali e, spesso, la causa dell’incidente sembra essere il fantasma che infesta quella strada.
Sebbene ci siano numerosi scettici, sono molti i racconti che riguardano queste apparizioni. L’aspetto con cui si manifesta il fantasma sempre lo stesso, ovvero quello di una donna incappucciata. L’apparizione sembra lanciarsi davanti alle automobili che attraversano questa strada, soprattutto nei pressi del passaggio a livello ferroviario.
C’è una leggenda che riguarda questo fantasma: si tratta di una storia d’amore, di morte, peccato e disperazione. Questa settimana #BussoLaLeggenda ve la racconta: ecco dunque la storia del fantasma di Viale Lincoln e della povera donna da cui prese forma.
Una giovane monaca
Viveva in quei luoghi e in un’epoca molto lontana una giovane donna. Il suo cuore era animato da fede e compassione e così scelse di prendere i voti, diventando monaca.
La sua vita scorreva relativamente tranquilla e felice, quando un giorno incontrò un uomo: i due si innamorarono a prima vista e non riuscirono a resistere alla passione. Trascorsero così una sola notte d’amore insieme e poi, di comune accordo si dissero: mai più. Era peccato, e per quanto si amassero sentivano che la loro unione era uno sbaglio.
Dunque non si videro più, ma bastò quella sola e unica notte a cambiare per sempre la vita della monaca, che scoprì ben presto di aspettare un figlio. Di comune accordo con le altre monache, aspettò di dare alla luce il frutto del suo amore proibito per poi affidarlo a una coppia di contadini che abitava nei dintorni. Le monache raccontarono loro che si trattava di un bambino abbandonato sulla porta del convento e i due contadini furono felici di accogliere il piccolo nella loro casa.
Il bambino e il ragazzo
Gli anni ripresero a scorrere normalmente per la monaca. La donna pensava spesso al figlio, ma sebbene sentisse la sua mancanza, si consolava pensando che, insieme ai due contadini, il bambino stesse vivendo una vita semplice e felice.
Ma un giorno le giunse all’orecchio una notizia terribile: il figlio, divenuto ormai un ragazzo, si era ammalato. Nel giro di pochi giorni il misterioso morbo portò il ragazzo alla morte. I contadini chiesero alle monache di seppellire il corpo del giovane, e loro accettarono.
Fu la madre del ragazzo a scavare, da sola, la fossa. Scelse di seppellirlo nei pressi di un albero secolare e vi calò il corpo ormai freddo del figlio durante una notte buia e senza luna.
L’impiccato
La monaca andava tutti i giorni alla tomba di quel suo figlio sfortunato, segreto e perduto, e per mesi pianse nei suoi pressi tutte le sue lacrime. Si appoggiava al tronco dell’albero secolare e si disperava, lacrimando e invocando il Signore affinché ponesse fine alla sua sofferenza.
Ma il Signore sembrava non ascoltare le suppliche della povera monaca. La donna, stravolta dal dolore, una notte prese una corda e la legò a uno dei rami dell’albero. Annodò la corda fino a formare un cappio e se la legò al collo.
Così scelse di morire, impiccata, condannando la propria anima alla dannazione eterna.
Il fantasma di viale Lincoln
Da allora si racconta che il fantasma della giovane monaca appaia lì dove sorgeva l’albero sotto il quale aveva seppellito il proprio figlio ed al cui ramo si era impiccata – punto nel quale adesso sorge il passaggio a livello ferroviario.
Alcuni dicono che pianga disperata, altri che chiami il figlio perduto; qualcuno sostiene invece che si limiti a passeggiare con aria afflitta. Quel che è certo è che in molti, raccontano d’averla vista, e che molti incidenti stradali sembrano essere causati dalla sua presenza.
Quale che sia la verità, forse sarebbe meglio percorrere lentamente e con prudenza viale Lincoln: si tratta, per un motivo o per l’altro, di una strada molto pericolosa…
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