Tutti noi abbiamo sentito, almeno una volta nella vita, l’espressione “un banchetto luculliano” per indicare un pasto sontuoso e abbondante. Forse però non tutti sanno che questo modo di dire si riferisce a un personaggio storico realmente esistito: Lucio Licinio Lucullo.
Lucullo fu un uomo politico e un valoroso generale romano, ma anche un amante del lusso, dell’ozio e del buon cibo. Il suo amore per la tavola fu tale da diventare leggendario – ed è per questo che oggi #BussoLaTavola vi parla di lui.
Lucio Licinio Lucullo
La figura di Lucullo è strettamente legata a quella del dittatore Silla. Nato nel 106 a.C. da famiglia aristocratica ma priva di ricchezze e di buona fama, combatté al fianco del dittatore numerose battaglie. La sua ambizione e la sua cultura lo condussero nelle grazie di Silla: la sua carriera militare fu una rapida e sfavillante ascesa e conquistò notevoli ricchezze e onori.
Nel 66 a.C., tuttavia, in seguito a intrighi politici e veementi opposizioni, fu richiamato a Roma. In seguito a violente contestazioni anche da parte di Cesare si ritirò a vita privata, nelle sue ville – tra cui la celebre Villa a Napoli – dedicandosi esclusivamente ai piaceri della vita, al buon cibo e all’ozio.
Un (tipico) banchetto Luculliano
Lucullo era un’amante del lusso, della cultura e dei fasti ellenici e con il suo stile di vita contribuì a introdurli prima a Roma e poi a Napoli. In particolare divenne celebre per il suo amore per il buon cibo: i suoi banchetti divennero proverbialmente fastosi e abbondanti.
Nonostante questa passione per la tavola, tuttavia, Lucullo fu sempre attento alla qualità e ai tipi di cibi serviti e consumati alla sua tavola: ritirandosi a vita privata non si trasformò in un uomo pingue e non perse mai la sua forma atletica.
Grazie a Plutarco ci è giunto un elenco di pietanze che rappresenta il tipico banchetto Luculliano. Nell’elenco possiamo trovare:
- Frutti di Mare;
- Asparagi;
- Scampi;
- Pasticcio d’Ostrica;
- Porchetta;
- Pesce;
- Anitra;
- Lepre;
- Pavoni;
- Pernici;
- Tordi;
- Murene;
- Storione di Rodi;
- Dolci;
- Vini;
Lucullo cena con Lucullo
I banchetti di Lucullo divennero dunque famosi: tutti tessevano le lodi dell’ospite e delle prelibatezze servite alla sua tavola. Il famoso oratore Cicerone, tuttavia, non si mostrò entusiasta e anzi insinuò che se ci si fosse recati nella Villa di Lucullo senza preavviso lo si sarebbe trovato a consumare un misero pasto da plebei.
Lucullo, piccato per ciò che l’oratore diceva, invitò immediatamente Cicerone e i presenti a cena, assicurando che non avrebbe avvisato i cuochi. Davanti agli occhi degli invitati si limitò a chiamare un servo, pregandolo affinché apparecchiasse nella “sala d’Apollo“.
Si trattava in realtà di un codice: il servo, sentita la parola d’ordine, capì che sarebbe stato necessario allestire un grande banchetto per ospiti importanti e numerosi.
Così fu, e ai commensali venne servito un imponente banchetto, ricco e con decine di portate. Cicerone, incredulo, fu costretto a rimangiarsi quanto detto e Lucullo spiegò che anche quando era da solo amava godere dei piaceri del palato: per degustare le sue pietanze preferite non aveva bisogno d’altri ospiti se non di se stesso. Così, in questo contesto, divenne celebre la sua espressione “Lucullo cena con Lucullo“.
L’aragosta alla Lucullo
Esiste ancora oggi un piatto speciale che porta il nome di questo fine conoscitore del gusto: stiamo parlando dell’aragosta alla Lucullo.
Si tratta di un’aragosta divisa a metà, gratinata e cotta al forno, servita insieme a una deliziosa salsa di ostriche e acciughe. Insomma, un pasto ricco ma sano che non smentisce i gusti dell’uomo di cui porta il nome.
L’immensa villa di Lucullo
La Villa di Napoli nella quale venivano serviti questi sontuosissimi pasti era immensa: la sua superficie si espandeva dall’attuale Piazza Municipio sino al colle di Pizzofalcone e comprendeva anche l’isolotto di Megaride, dove oggi sorge Castel dell’Ovo.
La Villa di Lucullo era sfarzosa quanto i suoi banchetti: dotata di ricchissime biblioteche e complessi termali, aveva addirittura piscine e moli che garantivano l’accesso diretto al mare. All’interno della struttura erano inoltre presenti degli allevamenti di Murene e giardini lussureggianti.
Addio e grazie per tutte le ciliegie
Nei giardini della Villa era possibile trovare alberi d’ogni genere. Lucullo era come abbiamo capito un fine gastronomo, e fu grazie a lui che vennero introdotti nell’impero alberi come il ciliegio e l’albicocco.
La coltivazione di questi alberi diede frutti abbondanti, e Lucullo non solo ebbe sempre a disposizione tutte le ciliegie e le albicocche che desiderava, ma iniziò anche a venderle. La bontà del prodotto e l’incredibile talento per gli affari dell’ex-miles gli procurarono ulteriore ricchezza.
Lucullo e l’amore per il buon cibo
E’ facile capire, a questo punto, perché i banchetti luculliani siano diventati proverbiali: l’amore di Lucullo non solo per il cibo, ma per il buon cibo lo hanno reso, forse anche più delle sue opere militari, leggendario.
E voi conoscevate la sua storia?
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