Chiunque abbia posato piede a Napoli o in Campania anche solo per un veloce passaggio, avrà certamente sentito pronunciare le poco lusinghiere parole “vrenzola” e “cuozzo”. Che non si tratti di complimenti lo si comprende anche ignorandone il significato: basta sentire infatti il tono con cui vengono usate e le reazioni irate che scatenano.
Ma cosa sono queste “vrenzole” e questi “cuozzi”? Questa settimana #BussoLaLingua si immerge nelle misteriose e a volte dubbiose etimologie di queste parole che oramai pervadono il parlare comune.
Cosa sono le Vrenzole?
La parola “Vrenzola” tradizionalmente indica una donna sciatta e malvestita. Oggi questa parola viene utilizzata per far riferimento a una ragazza sguaiata nei modi e vestita in maniera volgare – non necessariamente occorre che si tratti di abiti economici: l’aspetto stereotipato della vrenzola fa riferimento a quel tipo d’abbigliamento definito “trash” o “too much”, spesso anche griffato.
Etimologia della parola “Vrenzola”
La parola Vrenzola deriverebbe da “brindolo, brendolo, brenciolo, brandello“, e quindi dal latino “brandèum”, termine che indicava un brandello di stoffa o un drappo di tela. Questo spiega perché l’uso anche corrente della parola Vrenzola abbia a che fare con una donna malvestita: inizialmente ci si riferiva chiaramente a una donna vestita di stracci, di “brandelli di stoffa”.
Anche in Toscana esiste una parola che deriva da brandèum: il termine “brendolone”, con cui si indica qualcuno che, appunto, si veste in modo trascurato.
Usi diversi del termine
In alcune zone della Campania si usa l’espressione “una vrenzola di sole“, per indicate un sole timido che fa capolino tra le nuvole. Si usa insomma il termine nella sua accezione originale, con il senso di: “c’è un brandello di sole”.
Cosa sono i Cuozzi?
Anche se esiste il termine Vrinzulo – che sarebbe il corrispondente maschile di Vrenzola – molto più usata è la parola “Cuozzo”. Potremmo dire con una certa approssimazione che questa parola sia la versione maschile della Vrenzola, ma questo non è del tutto corretto.
Il Cuozzo, nel parlare comune, dialettale e gergale, è un uomo che fa esagerata ostentazione dei suoi beni e delle sue ricchezze, fino a diventare grottesco. Il Cuozzo spesso cura più la forma del contenuto e tiene a mostrare tutti i suoi averi, spesso indossandoli tutti insieme: è proprio per questo suo apparire too much, affine a quello della Vrenzola, che viene spesso affiancato a questa espressione.
Origine della parola Cuozzo
Sebbene venga spesso paragonato alla Vrenzola, il significato originale della parola Cuozzo è completamente diverso e non ha niente a che fare con la stoffa o gli abiti.
In alcuni dialetti regionali della Campania con la parola “cuozzo” si indica la parte non tagliente di una lama, più nello specifico dell’ascia. Quando si vuol dire che qualcuno o qualcosa è brutto si usa l’espressione
è ffatt cu ‘o cuozzo r’accetta
ovvero
è fatto col grosso dell’ascia.
Negli stessi dialetti il “cozzetiello” è la parte finale della forma del pane, dalla crosta spessa e dura, rozza.
Se ne può dedurre facilmente che il senso di “cuozzo” sia qualcosa di non raffinato, di grosso e rozzo, poco affilato; il cuozzo dunque sarebbe una persona poco raffinata e rozza.
E chi c’è di più rozzo, nel folklore napoletano e campano, di chi fa sfoggio delle proprie ricchezze senza criterio e con snobismo senza curare la propria mente e il proprio spirito?
Il cuozzo è una figura grottesca e volgare, forse anche peggiore della vrenzola: mentre infatti, tutto sommato, quest’ultima era vittima delle circostanze e del destino, in quanto povera donna costretta a vestirsi di stracci, il cuozzo pur possedendo ricchezze e avendo teoricamente la possibilità di essere un “signore” sceglie di ostentare e trasformarsi in una macchietta grottesca.
Vrenzola e Cuozzo
Questi, dunque, i significati originali delle parole “Vrenzola” e “Cuozzo”.
Voi li conoscevate? Oppure scoprirli è stata una sorpresa?
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