In Costiera Sorrentina e Amalfitana sempre più difficile accedere alle spiagge libere. Le amministrazioni sempre più sottomesse agli interessi dei privati.
In Costiera Sorrentina e in alcune zone della Costiera Amalfitana i sindaci-sceriffi inarcano sempre più la schiena davanti agli interessi dei privati e con le loro delibere negano il diritto al mare. L’indirizzo politico è ormai chiaro: se sei residente del posto entri gratis, se vieni da fuori o non entri oppure devi pagare. Accade ad esempio a Positano, dove il sindaco di Fratelli d’Italia Michele De Lucia, a cui negli ultimi giorni il servizio pubblico, attraverso le trasmissioni Uno Mattina e il Tgr, ha dedicato servizi di elogio per la ripresa delle attività turistiche di alto target, ha interdetto le spiagge pubbliche ai turisti previa prenotazione e pagamento di una quota di 10 euro a persona. Molti escursionisti del Sentiero degli Dei arrivano in questi giorni a Nocelle ignari dei procedimenti, che sono volutamente non segnalati all’inizio del percorso.
Per Claudio d’Esposito, responsabile Wwf, “la situazione è imbarazzante, con il pretesto del Covid stanno negando il diritto al mare. Ritengo che i sindaci stiano abusando del potere di emanare ordinanze. Mentre i sindaci emanano provvedimenti per me incostituzionali, gli stabilimenti privati si stanno appropriando delle spiagge libere e fanno pagare per l’accesso al mare. Il vero distinguo è il portafogli: se hai i soldi ti fai un bagno, altrimenti no. È una lobby potente che ha ridotto i lettini ma aumentato i prezzi”.
Raffaele Attardi, del gruppo La Grande Onda, ribadisce che il gruppo “è assolutamente contrario al divieto delle spiagge libere ai non residenti. Sono un bene comune e il criterio della residenza non può essere una scelta valida. E non si può accettare che un inglese che risiede in un albergo in costiera possa andare al mare mente non può farlo chi viene da Napoli. Diciamo no alla privatizzazione, ma allo stesso tempo sosteniamo con forza che va recuperato quanto più litorale possibile in Campania che per ampi tratti è inutilizzabile per l’inquinamento del mare”.
Mariateresa Imparato, leader regionale di Legambiente, “È facile chiudere ma questo vuol dire non amministrare, non gestire, mettere la bandiera bianca davanti ai Comuni. Conosciamo le difficoltà degli enti pubblici ma la gestione delle spiagge deve essere una priorità e chiuderle vuol dire non amministrare”.
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