Qualche volta capita ancora di sentire, in Campania e soprattutto nella città di Napoli, un’espressione un po’ strana: “Me pare ‘o banco ‘o sciulo”. Da cosa deriva questo modo di dire? #BussoLaLingua ve lo racconta: si tratta di una storia truffaldina fatta d’oro e di furbizia.
Un cattivo affare
“Me pare ‘o banco o sciulo” è un modo di dire un po’ strano che si utilizza quando si vuol indicare un cattivo affare, un fallimento garantito e un’impresa destinata alla disgrazia.
Ma cosa si cela dietro questo modo di dire? C’è forse una storia, una ragione particolare per cui si dice così?
La banca dello scivolo
Letteralmente, “Me pare ‘o banco ‘o sciulo” vuol dire “Mi sembra il banco dello scivolo”.
Questo modo di dire nacque tra il 1865 e il 1870, in seguito alla fondazione di un istituto di credito nella città di Napoli da parte di Guglielmo Ruffo, quinto principe di Sicilia il cui nome fu storpiato dalla popolazione in “Sciulo”, appunto “Scivolo”.
Ma perché il principe venne chiamato in questo modo bizzarro? Per il modo bislacco, imprudente e infine anche truffaldino con cui gestì i capitali che venivano depositati nella sua banca.
Se inizialmente, infatti, questo istituto di credito aveva attratto della nuova clientela grazie a degli interessi particolarmente vantaggiosi, con l’avanzare del tempo la sua condotta era peggiorata sempre di più, fino ad arrivare, alla fine, a non permettere più ai propri clienti di ritirare le cifre depositate.
Alla fine, in un capitombolo finale e ben poco onorevole, la banca chiuse per sempre i propri battenti, fallendo e trascinando con sé sul fondo decine di clienti.
Pare ‘o banco ‘o sciulo
Il fallimento fu così eclatante e dannoso da rimanere impresso per sempre nella memoria collettiva del popolo partenopeo che ancora oggi, a distanza di più di 150 anni da quegli avvenimenti, utilizza ancora l’espressione “Pare ‘o banco ‘o sciulo” per indicare un’iniziativa destinata alla rovina.
E voi conoscevate questo modo di dire e la sua storia sfortunata?
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