Le Anime Pezzentelle
Le innumerevoli storie di spettri e fantasmi che s’aggirano, senza pace, tra le strade di Napoli oramai dovrebbero avercelo insegnato: nessuno abbandona mai le strade di questa città, non per davvero. La morte non trascina via le anime da Napoli perché qui è di casa; la morte è amica e sorella, una vicina di casa, un abbraccio caldo e materno verso cui fare ritorno.
I napoletani trattano la morte come un proprio pari – non sono messi da lei in soggezione e non la temono. La morte si nasconde, ma sotto il sole di Napoli non ci riesce troppo bene e nemmeno si sforza di farlo: il velo tra i mondi qui è sottile e la morte valica i bordi del suo regno invisibile, ritrovandosi spesso a camminare tra vivi che la salutano quasi con allegria.
In Campania c’è l’Inferno, a Napoli migliaia di fantasmi, ed era inevitabile – folle pensare il contrario – che alla morte fosse dedicata un’attenzione particolare. Il culto partenopeo dei morti è antico, più vecchio di Cristo: qui ai defunti si parla spesso, come se non se ne fossero mai andati per davvero, come se fossero appena scivolati nella stanza accanto alla nostra. I morti qui non sono storie concluse e la fine della vita non mette un punto all’esistenza.
Ognuno bada ai propri morti e parla loro come parlerebbe a un amico per telefono; ma ci sono anche delle anime orfane, senza famiglia né amori, a cui nessuno si rivolge. Sono anime povere, miserabili, anime pezzenti che s’aggirano nel limbo del purgatorio chiedendo che qualcuno le ascolti e pensi a loro anche solo per un istante: sono le famose anime pezzentelle.
Questa settimana, tra il giorno dei santi e dei morti, #bussolaleggenda vi racconta tutti i loro segreti – e chissà che, una volta che avrete finito di leggerci e di ascoltarci, non vi venga voglia di adottare e offrire riparo nel vostro cuore a qualcuna di queste anime perdute.
La Chiesa “de’ ’e cape ’e morte”
C’è una chiesa che sorge lungo via dei Tribunali, nota ai più come “La Chiesa d’ ‘e cape ‘e morte”, dove il culto delle anime pezzentelle è decisamente sentito. Il vero nome di questo luogo sacro è “Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco” e venne costruita nei primi anni del ‘600 dopo essere stata commissionata all’architetto Giovan Cola di Franco.
La chiesa venne edificata su due livelli: il primo, superiore, rappresentava il Paradiso. Al centro della chiesa superiore c’è una tomba anonima, circondata da catene nere e candele; sollevando una botola si accede al piano inferiore, rappresentante la discesa nel Purgatorio.
Qui ci sono teschi senza nome, croci scure e altari: le anime del Purgatorio, ovvero quelle di coloro che aspettano, grazie al culto e all’attenzione riservata loro dagli estranei, di riscattarsi. Un fedele che adotti un’anima del Purgatorio, un’anima pezzentella, offrirà attraverso la sua preghiera l’energia necessaria al trapassato per attraversare il Limbo e raggiungere il paradiso; l’anima pezzentella in cambio lo aiuterà a raggiungere i propri obiettivi e i propri desideri.
Il Cimitero delle Fontanelle
La Chiesa delle anime del Purgatorio non è l’unico luogo in cui viene portato avanti la venerazione delle Anime Pezzentelle: oggetto di culto sono infatti diventate anche le ossa e soprattutto i teschi presenti nel Cimitero delle Fontanelle.
Il Cimitero consiste in un ossario contenente i resti di oltre quarantamila persone, decedute in larga parte durante le passate epidemie di peste (1656) e di colera (1836). Il Cimitero è costituito da tre lunghissime gallerie, chiamate “navate”: la navata dei preti, la navata degli appestati (dove vennero sepolti coloro che perirono durante le varie epidemie che colpirono la città) e la navata dei pezzentielli (dove vennero sepolti i poveri che non potevano permettersi una migliore sepoltura).
Il culto delle Anime Pezzentelle all’inizio trovò il favore della chiesa cattolica – anche e soprattutto per la generosità che dimostravano i fedeli nell’elargire donazioni a favore delle Anime Pezzentelle – ma in seguito, vedendo che il culto di questi morti era divenuto molto più popolare di quello dei santi, tentò inutilmente di proibirlo.
Le Capuzzelle
I teschi delle Anime Pezzentelle vengono chiamate “Capuzzelle” e ce ne sono alcune più famose di altre: qualcuna di loro è specializzata nell’esaudire un certo genere di desiderio, altre invece sono legate a delle leggende particolari.
La Leggenda del Capitano
Si racconta, per esempio, che una giovane sposa si recasse spesso al Cimitero delle Fontanelle per pregare un teschio in particolare, appartenuto a un Capitano. La ragazza lucidava le ossa con devozione e non mancava mai di ringraziare il Capitano; lo faceva con una tale frequenza e con una tale passione da suscitare le gelosie del suo fidanzato che, un giorno, si recò all’ossario e cominciò a prendere in giro irrispettosamente il teschio, canzonandolo e stuzzicando l’orbita della Capuzzella con un bastone di bambù. Andandosene, lo stolto ragazzo esclamò, rivolto al teschio: “Ti aspettiamo al matrimonio!”.
Il giorno delle nozze tutto sembrava essere andato per il verso giusto fin quando, al ricevimento, non si presentò un uomo con indosso la divisa di un Carabiniere. Tutti lo osservavano, colpiti dal suo andamento bizzarro e claudicante, e pareva che nessuno lo conoscesse; il neosposo si avvicinò dunque all’uomo, chiedendogli chi fosse.
Il carabiniere rispose: “Ma come? Non mi riconosci? Sei tu che mi hai invitato alla tua festa!” Detto questo si strappò di dosso le vesti, mostrando la sua vera forma: si trattava di uno scheletro. La carne cadde dal volto del Capitano e lo sposo, poco prima di morire, riconobbe la Capuzzella che aveva preso in giro nel cimitero. Tutti coloro che erano presenti nella sala, gli sposi e gli invitati, morirono sul colpo.
Donna Concetta, ‘a capa che suda
Altrettanto famosa è la “Capuzzella” di Donna Concetta, anch’essa custodita nel Cimitero delle Fontanelle. Questo teschio, a differenza di quelli che lo circondano, non è mai ricoperto di polvere e non sembra mai sporco: sul cranio c’è sempre una sottile condensa. I fedeli sono convinti che sia il sudore delle anime del Purgatorio, un’acqua santa generata dalle tribolazioni a cui sono sottoposte le anime nel loro cammino estenuante verso il Paradiso.
Alla Capuzzella di Donna Concetta si chiedono grazie d’ogni genere e, per capire se l’Anima ha scelto di esaudire il proprio desiderio, bisogna passare la mano sul teschio: se le nostre dita si bagneranno, significherà che la Capuzzella ha accettato di intercedere per noi; in caso contrario, significa che la nostra richiesta è stata rifiutata.
Lucia, la Capuzzella delle Spose
Nella chiesa delle Anime del Purgatorio è conservato un teschio adornato con un velo di sposa e una ricca corona, dietro al quale campeggia una scritta ricamata che recita: “Lucia”.
Lucia è la Capuzzella delle Spose, alla quale si rivolgono tutte coloro che sono in cerca del vero amore. In molti identificano questo teschio con Lucia d’Amore, principessa di Ruffano: la fanciulla, data in sposa al Marchese Giacomo Santomago, non riuscì mai a consumare il proprio matrimonio, morendo prima della prima notte di nozze.
Secondo alcune versioni della leggenda Lucia avrebbe detestato Giacomo e, pur di non giacere con lui, si sarebbe suicidata; oppure, secondo un’altra versione, invece, sarebbe morta di dolore dopo averlo sposato. Secondo altri Lucia sarebbe stata pazza d’amore per Giacomo, ma sarebbe morta di tisi prima di riuscire a sposarlo. Qualcuno racconta che invece la sua sia stata una morte violenta: Lucia sarebbe stata ammazzata mentre percorreva la navata della chiesa per raggiungere il suo amore, tingendo di sangue il pavimento della chiesa e il suo bell’abito bianco.
Qualsiasi sia la verità, ogni versione di questa leggenda ha tre costanti: Lucia non riuscì mai a consumare il proprio matrimonio; il padre della fanciulla, Domenico, devoto fedele della chiesa delle Anime del Purgatorio, l’avrebbe fatta seppellire lì; e infine, in ogni caso, Lucia esaudirebbe tutti i desideri delle ragazze alla ricerca dell’amore e di tutte le giovani spose.
Le Anime Pezzentelle
In questi giorni dove le notti diventano sempre più lunghe e dove i desideri bruciano con sempre maggiore ardore nel nostro cuore, forse, anche se siete degli impenitenti scettici, potreste pensare di dedicare un’ora o un minuto a queste povere anime, disperate e pezzenti: potreste pregare per Pascale, la Capuzzella di un monaco che vi farà indovinare, qualora gli siate simpatici, i numeri del lotto; o forse potreste invocare il favore di Donna Concetta, implorandola affinché esaudisca le vostre preghiere e vi conceda una grazia, nel cuore di quest’apocalisse, tra una goccia di sudore e l’altra…
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