Uno spettacolo di Emilio Massa, tratto dall’opera di Annibale Ruccello, Ferdinando
Una produzione Luna e Vulcani, con: Maria Pacilio, Claudia Coraggio, Emilio Massa e Antonio Quartucci
Odi, desideri, vendette bramosie sessuali si consumano all’interno di un palazzo settecentesco tra quattro personaggi tenuti in “ostaggio”dal proprio desiderio di vedere soddisfatti i loro più reconditi piaceri. Ferdinando è uno dei testi più importanti della drammaturgia napoletana degli anni ’80 ad opera di Annibale Ruccello, sfortunato autore morto prematuramente.
La storia narra di una Baronessa bornonica, Clotilde, dispotica e prepotente servita da Gesualdina, cugina povera che svolte il duolo di infermiera/cameriera. I giorni passano tra recite di rosari, pasticche e visite di Don Catello amante segreto di Gesualdina, povero e meschino, fino a quando non irrompe nella vita di tutti il giovane e bello Ferdinando che creerà intrecci, invidie e tradimenti all’interno del palazzo.
La Compagnia Luca e Vulcani ha cercato di evidenziare nella regia le caratteristiche intrinseche dei singoli personaggi. Clotilde baronessa decaduta, rappresenta il punto di rottura tra i Borboni uscenti ed i Savoia. Il suo attaccamento alla lingua madre, trionfo della napoletanità mai volgare ed a tratti sensuale, mai morbosa, amalgama di ironia, passione, aggressività, violenza e struggimento anche fisico.
Non a caso l’unico a parlare italiano è proprio il “traditore” Ferdinando, l’intruso giovane che con l’inganno porterà scompiglio nel vecchio palazzo e che ritornerà a parlare napoletano proprio quando questo inganno verrà svelato. La figura ambigua di Don Catellino è stata resa rappresentativa di un mondo, la Chiesa, di quel tempo ma anche attuale, per la capacità di cogliere la confusione, l’amoralità, la disillusione e l’opportunismo di una fase storica di passaggio. Tale falsa moralità fa capolino in Gesualdina, simbolo di un bigottismo dietro cui si nascondono peccaminosi desideri di evasione e ribellione. Oggi come allora, sembrano l’egoismo e il cinismo le categorie vincenti, utili a sopravvivere quando ogni morale, ogni valore, va a farsi benedire.