sabato, Novembre 23, 2024
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Percepiscono il vitalizio per le vittime di camorra ma sono moglie e suocera di un boss

La Guardia di Finanza di Torre Annunziata (Napoli) ha sequestrato beni per 166mila euro alla moglie e alla suocera di un affiliato di spicco del clan Gionta. Le donne, per ben 15 anni, hanno beneficiato del vitalizio riservato ai familiari delle vittime della criminalità organizzata. D’Errico, nipote di una vittima di camorra e giovane politico: “Questa storia è un calcio in faccia a chi ha sofferto.”

Hanno percepito per anni il vitalizio dedicato alle vittime di camorra ma sono moglie e suocera di un esponente malavitoso legato alla famiglia Gionta.

Tutto ha inizio il 26 agosto del 1984, giorno della strage di Sant’Alessandro a Torre Annunziata.

In quel tragico giorno otto persone vennero freddate e altre sette ferite da dei killer che, a bordo di un bus turistico, hanno aperto il fuoco davanti un circolo di pescatori. Tra le vittime anche A.F., marito e padre delle due donne adesso sotto indagine. Le donne ottennero quindi, 18 anni dopo la strage, il vitalizio per le vittime di camorra.

Intanto, però, la figlia dell’uomo ha sposato un boss della camorra, circostanza ovviamente taciuta per continuare ad intascare i soldi. Durante dei controlli la donna ha anche inscenato una finta separazione, poi smentita, per non perdere il beneficio.

Infatti la moglie e la suocera del boss, incaricato nel corso degli anni di gestire il racket e le piazze di spaccio della zona, continuano a fargli visita nel carcere dove ora è detenuto con l’accusa di associazione di stampo mafioso, estorsione e rapina. Negli anni successivi agli accertamenti la coppia ha inoltre avuto un’altra figlia.

Il sequestro da parte delle Fiamme Gialle, che hanno passato al setaccio le movimentazioni bancarie e finanziarie delle due donne, è stato reso possibile anche grazie alla stretta collaborazione con la Prefettura di Napoli.

Le parole di Davide D’Errico

Davide D’Errico, nipote di vittima di camorra e fondatore di “Opportunity | una grande comunità contro la camorra“, imprenditore sociale e giovane politico campano (che ha intenzione di correre come candidato alle prossime regionali), ha commentato la notizia sul suo profilo Facebook:

La mia famiglia non ha mai chiesto un vitalizio, anche quando avrebbe potuto. Non sono i soldi che ti riportano indietro un nonno, una madre o una figlia morta per mano della camorra, ma certo sono un abbraccio dello stato che dice “non siete soli” soprattutto a chi ha perso, oltre che un caro, pure un punto di riferimento per andare avanti.
Per questo, che proprio questi soldi siano arrivati ai familiari dei boss è inaccettabile.

Chiedo pubblicamente che la

Regione Campania

intervenga su questa vicenda, perché non accada mai più. Chiedo ai consiglieri regionali di proporre una interrogazione e di istituire una commissione di inchiesta, perché non si legga di nuovo, mai più, che le famiglie delle vittime vengano umiliate così.

Questa storia è un calcio in faccia a chi ha sofferto.
Ma anche a tutte le persone oneste, che sono la stragrande maggioranza del nostro Paese, che pensano quello che pensava Peppino Impastato:
– La mafia è una montagna di merda.

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