venerdì, Novembre 22, 2024
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Giornata Internazionale della Danza, intervista ad una giovane ballerina napoletana

Il 29 aprile è festeggiata la Giornata Internazionale della Danza promossa dall’International Dance Council dell’UNESCO. Una giornata di festa che accomuna tutti i paesi del mondo.

La commemorazione è istituita nel 1982 per il Comitato Internazionale della Danza – C.I.D. dell’Istituto Internazionale del Teatro (ITI-UNESCO). La data commemora la nascita di Jean Georges Noverre, che fu il più grande coreografo della sua epoca, il creatore del balletto moderno. Nel 2013 si è celebrato il quarantesimo anniversario del C.I.D.

In occasione di questa giornata, la ballerina Anna G. si svela e ci racconta come la danza possa essere lo strumento che sublima il corpo.

Misura le parole proprio come fa con i passi di un assolo, cerca l’espressione giusta per dire esattamente quello che pensa. Riflessiva, consapevole, determinata: Anna G. è una ragazza di 24 anni che ad oggi insegna in una scuola primaria ma che non ha mai abbandonato il suo primo amore: la danza. Una donna con una grande consapevolezza di sé e del proprio spazio del mondo, che appare serena e appagata, ma fa percepire di essere arrivata a quello stato di grazia con un faticoso lavoro di introspezione, probabilmente aiutata anche dai tanti ruoli che le sono stati cuciti addosso. La ragazza si svela e ci aiuta a riflettere, spiegandoci come la danza possa essere lo strumento che sublima il corpo. E emoziona tutti noi anche senza scarpette da punta.

 

  • Ci racconta dei suoi primi anni di danza? Desiderava diventare una ballerina da piccola o coltivava altri sogni?

I miei ricordi da bimba si legano, inevitabilmente, alla danza. Restavo così affascinata dalle rappresentazioni di balletti che trasmettevano in tv da iniziare a “ballare” da sola in ogni angolo della casa, immaginandomi sul palco di un grande teatro o addirittura in giro per il mondo a portare la mia danza. La risposta Quindi è sì, Era il grande sogno di una piccola bambina.

                                                                                           

 

  • L’inizio di tutto è importante per una bambina che si avvicina alla danza, che ricordi ha delle sue prime difficoltà?

È inutile tergiversare, la danza necessita di una dedizione globale: essa richiede il coinvolgimento della mente, la consapevolezza del proprio corpo e una forte partecipazione emotiva. Per danzare bisogna quindi fare i conti con i limiti e le potenzialità del proprio corpo e quindi Lo specchio diventa un amico ma allo stesso tempo un nemico, proprio perché ci pone dinanzi a quanto di noi, come ballerini, va migliorato e lavorato.

  • Chi è il maggior sostenitore in famiglia?

La mia più fervente sostenitrice, colei che mi ha accompagnata negli anni e che ha medicato piedi indolenziti è stata la mia mamma. Ha sempre creduto in me, molto più di quanto abbia fatto io stessa.

 

  • Hai raggiunto un traguardo importante: il diploma. Come hai vissuto quel giorno e quali sono state le emozioni, oltre alle difficoltà?

Ho tanto idealizzato il giorno del mio diploma, quando ero solo una bambina, che quando si è concretizzato mi è sembrato di vivere letteralmente ad occhi aperti. Mesi e mesi di lavoro sono stati necessari per arrivare a quel giorno. Ricordo ogni piccolo particolare, ma resterà sempre forte l’emozione nell’evocare il momento in cui da dietro al sipario attendevo che questo si aprisse per “dare il via alle danze”, alla mia arte.

  • Raccontaci un episodio bello e uno meno bello capitati durante la tua vita legata alla danza.

Non saprei definire un episodio meno felice, tuttavia…La danza implica il confronto con l’altro e sotto questo punto di vista mi è capitato, durante concorsi, stage o gare di respirare un clima di sfida piuttosto che di sana competizione. Non ho mai fatto completamente l’abitudine al clima che si respirava in alcune occasioni, anche perché ho sempre pensato di poter imparare non solo dalle mie insegnanti ma anche dai miei pari. Viceversa, Se devo riferirmi ad un episodio felice, ne potrei citare molti, sopra tutti però, c’è il momento del mio esame da diplomando. Ricordo vividamente l’adrenalina di quel momento ma anche la profonda gioia dovuta alla consapevolezza di aver raggiunto un traguardo tanto agognato.

 

  • Cosa ti aspetti dal futuro?

Nel riuscirei ad immaginare gli anni futuri senza la danza, sono cresciuta con lei, è sotto la mia pelle. Sarebbe come vivere senza una parte di sé.

  • Ci racconti la tua giornata “tipo”? Soprattutto nei periodi in cui è stato vivo lo studio della danza

Gli anni in cui ho studiato danza sono stati molto intensi. Crescendo ho dovuto imparare a coniugare l’amore per la danza allo studio. La mia giornate erano sicuramente molto frenetiche: la mattina bisognava andare a scuola, al ritorno, dopo un pasto equilibrato, bisognava preparare tutto l’occorrente per le lezioni che iniziavano alle 15.30 e potevano finire anche verso le 19.30. Al rientro, ovviamente bisognava studiare. Ricordo ancora i libri aperti sulla scrivania ad aspettare il mio rientro. Non è stato semplice, spesso avevo timore di non riuscire a prepararmi per i compiti e le interrogazioni o di non ricordare gli esercizi alla sbarra, ma oggi posso dire di avercela fatta grazie alla perseveranza.

 

  • Quanto la danza può a parer tuo essere di aiuto nella formazione psico fisica dei giovani? (che la praticano)

Credo fermamente nell’alto valore formativo della danza. È una disciplina che tocca non solo la dimensione materiale ma anche quella spirituale. Dal momento in cui si entra in sala sono richieste concentrazione, attenzione, memoria, creatività e impegno. Tutto questo considerando anche il grande valore catartico della danza, attraverso la musica e il movimento la danza penetra nella dimensione emotiva andando a sciogliere nodi che con le parole sarebbero più difficili da districare. Ecco perché può essere considerato, a mio avviso, un valido strumento educativo per gli uomini e le donne del domani.

 

  • Segui il programma “Amici di Maria de Filippi”? Cosa ne pensi?  

Non ho seguito tale programma con costanza nel corso degli anni, ma ho sempre ritenuto che abbia una duplice valenza: in primo luogo costituisce una rampa di lancio per molto giovani che desiderano trovare il proprio posto nel mondo delle scarpette e delle luci colorate; in secondo luogo sensibilizza il grande pubblico all’arte, alla bellezza, all’armonia e dato che si tratta di un Accademia anche ai valori di condivisione e accettazione delle peculiarità dell’altro.

 

  • Che cosa consigli a dei genitori che hanno figli aspiranti ballerini?

Gran bella domanda! Io credo che le aspirazioni di un figlio vadano assecondate con rispetto e amorevolezza, nei più piccoli, spesso, si nascondono grandi vocazioni. Credo che l’unico quesito che un genitore debba porsi è: la danza potrebbe essere fonte di gioia per mio figlio? In caso affermativo, la danza donerà molto più di quanto si immagini contribuendo non solo al consolidamento dell’intelligenza corporeo-cinestetica ma anche alla definizione dell’essenza valoriale più intima dei vostri figli.

 

             

 

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