Sono passati 21 anni, tre sindaci e cinque giunte comunali: ma del restauro di Villa Ebe, il gioiello architettonico di Lamont Young acquistato da Palazzo San Giacomo nel 1997 e lasciato in stato di abbandono dopo il devastante incendio doloso del 14 marzo 2000, non si è mai vista l’ombra.
Villa Ebe, conosciuta anche come il Castello di Pizzofalcone, è un monumento nel cuore di Napoli che è stato sottoposto a sequestro poiché occupato abusivamente e a rischio crollo.
Secondo i risultati delle indagini di militari e magistrati, a Villa Ebe, di proprietà del Comune di Napoli, è stato rinvenuto un elevato stato di degrado: la palazzina è considerata anche a rischio crollo, una minaccia e un pericolo per l’incolumità pubblica. All’interno di Villa Ebe, poi, aveva trovato rifugio una coppia di stranieri, che è stata fatta allontanare dai carabinieri.
I sigilli a Villa Ebe sono stati apposti con l’obiettivo di evitare ulteriori danni al monumento, oltre a quelli già riscontrati sulla facciata e in alcuni spazi interni, e scongiurare il pericolo di crolli. Adesso la struttura dovrà essere messa in sicurezza.
Il degrado della città di Napoli, che dimentica troppo facilmente le sue bellezze storiche ed architettoniche non si ferma qui. Oltre al Castello di Pizzofalcone ad essere sequestrato è stato anche il Cimitero dei Colorosi di Poggioreale. Le indagini riguardano il danneggiamento di 13 sepolcri. Secondo l’accusa, sulle tombe sarebbero stati sversati materiali di risulta durante l’esecuzione di lavori edili ritenuti abusivi. In particolare, lo sbancamento di terreno per la realizzazione di un parcheggio avrebbe provocato la caduta di un muro sulle tombe.
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