sabato, Novembre 23, 2024
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Rifiuti pericolosi nel parco dei Camaldoli: sotto accusa un imprenditore napoletano

Rifiuti pericolosi scoperti al Parco dei Camaldoli. Sotto accusa c’è un imprenditore napoletano.

I carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, i Finanzieri del Comando Provinciale e gli Agenti dell’Unità Operativa Tutela Ambientale della Polizia Locale di Napoli hanno scoperto uno sversamento abusivo di rifiuti pericolosi in uno dei polmoni cittadini di Napoli. Sotto accusa è finito Bruno Sansone, imprenditore napoletano del settore edile e smaltimento di rifiuti. L’imprenditore dovrà rispondere di omessa bonifica, reato previsto dall’articolo 453-terdecies del codice penale. La misura cautelare ha, inoltre, previsto un sequestro di beni pari a 300mila Euro.

La denuncia dei cittadini

Le indagini sono partite a causa delle numerose denunce parte dei cittadini che lamentavano un’insolita presenza di rifiuti nel sito, in particolare del Vallone San Rocco. A seguito delle lamentele, sono scaturite le indagini da parte della Procura della Repubblica di Napoli – Sezione Ambiente. Il danno provocato non si limita alla presenza dei rifiuti. La loro presenza ha, infatti, favorito una situazione di grave rischio di dissesto idrogeologico. Le attività investigative condotte dalla Polizia Locale e dai Carabinieri del N.o.e. hanno permesso di sequestrare la cava e di quantificare in almeno 30.000 mc i rifiuti in essa accumulati. Gli Enti hanno stimato che il costo della rimozione dei rifiuti sarà di 3 milioni di Euro. Si tratta della spesa che, allo stato dell’indagine, risulta esser stata risparmiata dall’indagato.

I precedenti di Sansone

Non si tratta, tuttavia, del primo episodio del genere che coinvolge Bruno Sansone. Egli era già stato rinviato a giudizio dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, con dibattimento di primo grado attualmente in corso. Le accuse, in quel caso, sono state di aver agevolato attività di traffico illecito di rifiuti all’interno della cava Suarez, ex cava di tufo sita proprio nel cuore del Vallone e del Parco.

Ad oggi, l’indagato è destinatario del provvedimento di divieto di dimora nelle Regioni Campania e Abruzzo. Egli, inoltre, ha il divieto di esercitare attività d’impresa o professione e di detenere uffici direttivi delle persone giuridiche e delle aziende che operano nelle materie dell’ambiente e dell’edilizia.

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