La tragedia dell’Afghanistan colpisce anche il patrimonio culturale.
Era il 2001, quando i seguaci fondamentalisti di un islam iconoclasta, ordinarono la distruzione dei Buddha di Bamiyan, tra i monumenti scultorei più impressionanti al mondo nonché, per dimensioni, i più grandi esempi di statue di Buddha in posizione eretta ricavate dalla roccia.
Nel tempo molti altri siti sono stati danneggiati e depredati, tra cui Balkh e il minareto di Jam.
Ora particolare preoccupazione di razzie e traffici illeciti per il sito archeologico Mes Aynak, considerata un’altra Pompei e per il Museo Nazionale dell’Afghanistan, che conserva preziose collezioni e più di 80 mila reperti di antiche dinastie.
L’italia è stata impegnata in una missione archeologica nella grande Moschea di Herat (nord-ovest dell’Afghanistan) e studiosi Italiani hanno collaborato a progetti internazionali universitari di ricerca.
Dunque, alta è l’attenzione da parte del nostro Paese. Il Ministro della Cultura Franceschini è in stretto contatto con il Culture Secretary britannico Oliver Dowden nel comune necessario intento di un efficace coordinamento tra alleati per salvaguardare il patrimonio storico artistico e le persone che lo tutelano.
Ciò significa anche salvare l’identità e la cultura di un popolo e di un Paese.
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