“Come sapete, negli ultimi sette giorni ci sono stati sette delitti, sette donne uccise presumibilmente da sette uomini. A volte è lecito domandarsi se questi uomini erano completamente fuori di testa oppure c’è stato un comportamento esasperante, aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda, dobbiamo farcela per forza perché in questa sede, in un tribunale, dobbiamo esaminare tutte le ipotesi”.
Queste le parole pronunciate dalla conduttrice di Forum durante la puntata del 16 settembre di Forum. Diventato in pochissimo tempo virale, il discorso di Barbara Palombelli ha suscitato sdegno e incredulità nell’opinione pubblica, tanto più che a pronunciare parole simili, quasi volte a giustificare la violenza maschile, sia proprio una donna.
“A volte è lecito domandarsi se questi uomini erano completamente fuori di testa oppure c’è stato un comportamento esasperante, aggressivo anche dall’altra”. Ma è davvero lecito chiederselo? Può un qualsiasi “comportamento esasperante” giustificare un raptus? La risposta è no. Nulla giustifica una violenza, indipendentemente se a commetterla sia stato un uomo o una donna o chicchessia (nella puntata di Forum era infatti una donna ad esercitare violenza sul coniuge).
Eppure, i dati dell’Osservatorio femminicidi de la Repubblica, purtroppo, parlano chiaro. In Italia, da inizio anno sono stati registrati 83 casi di femminicidio, 7 negli ultimi 7 giorni. Più della metà di queste donne sono state uccise dal partner o da un ex e quasi tutti gli assassinii sono avvenuti in ambito familiare. Proprio così, perché queste donne, senza esserne pienamente consapevoli, avevano degli assassini in casa. Questo è l’unico termine che può descrivere cosa sia accaduto. Non raptus, non esasperazione, non induzione. Nessun atteggiamento dall’altra parte potrà mai giustificare un simile atto. Le parole della Palombelli sembrano indurre a pensare che il colpevole sia la vittima, che se l’è cercata, e l’aggressore sarebbe di conseguenza giustificato. Ma no, niente e nessuno può giustificare una vita spezzata in maniera tanto crudele e feroce.
Sette vite spezzate in sette giorni. Otto vite in poco più di dieci, se aggiungiamo la vicenda di Chiara Ugolini. Troppe.
ALESSANDRA ZORZIN, 21 anni, 15-09-2021
SONIA LATTARI, 43 anni, 13-09-2021
GIUSEPPINA DI LUCIA, 43 anni, 13-09-2021
RITA AMENZE, 31 anni, 10-09-2021
ELEONORA DI VICINO, 85 anni, 10-09-2021
ANGELICA SALIS, 60 anni, 09-09-2021
ADA ROTINI, 46 anni, 08-09-2021
CHIARA UGOLINI, 27 anni, 05-09-2021
(Nomi e dati tratti da “Osservatorio femminicidi” in la Repubblica)
In seguito alle parole della Palombelli, il web è insorto contro la conduttrice con aspre critiche. Tra di esse, spicca la dura replica di Patrizia Cadau, vittima di maltrattamenti da parte dell’ex marito per cinque lunghi anni da incubo, tra il 2012 e il 2017:
“Questa nella foto sono io – esordisce Patrizia, facendo riferimento ad una foto che ritrae il suo volto tumefatto, pieno di ferite, e lo sguardo spento – e ci tengo subito a precisare che no, non me la sono andata a cercare, non sono mai, mai, mai stata aggressiva, che non sono mai stata una donna esasperante. Ci tengo a sottolinearlo, a nome mio, e a nome di tutte le sopravvissute, perché l’aggravante dei violenti di casa è proprio quella di approfittare di donne che sono già mezzomorte, dopo anni di soprusi, fatica, intimidazioni, anche di fatica a mantenerli questi uomini violenti, perché sono parassiti che sanno come approfittare delle situazioni”.
Quasi tutte le donne vittime di violenza e altri soprusi in ambito familiare sono “donne che sono già mezzomorte”, altroché esasperanti o aggressive. Sono donne a cui è stata risucchiata tutta la vita. I veri aggressivi sono gli uomini che le privano di ciò.
“Quando i mezzi di comunicazione sostengono che un femminicidio possa essere l’effetto del comportamento delle vittima, siamo nel pieno del victim blaming, che è proprio una delle cause dei femminicidi e della mancanza di sanzioni e leggi adeguate”.
Ecco la replica su Twitter di Amnesty International Italia.
Esortata a fornire delle scuse o, almeno, una spiegazione di quanto da lei detto, la Palombelli ha così scritto in un post sul suo profilo Facebook:
“La violenza familiare, il crescendo di aggressività che prende il posto dell’amore, l’incomprensione che acceca e rende assassini richiedono indagini accurate e ci pongono di fronte a tanti interrogativi. Quando un uomo o una donna (ieri a Forum era la protagonista donna ad esercitare violenza sul coniuge) non controllano la rabbia, dobbiamo interrogarci. Stabilire ruoli ed emettere condanne senza conoscere i fatti si può fare nei comizi o sulle pagine dei social, non in tribunale. E anche in un’aula televisiva si ha il dovere di guardare la realtà da tutte le angolazioni”.
Nel tentativo di fornire un chiarimento, Palombelli compie forse un altro scivolone. Dobbiamo interrogarci sulla rabbia, dice. La rabbia che forse ha un fattore scatenante. Esasperazione? Aggressività? No, nessun fattore scatenante. Nessuna giustificazione o attenuazione. Chiamiamo le cose col loro nome. Assassinio. Omicidio. Femminicidio.
E nel pieno della bufera mediatica che ha investito la Palombelli, arriva anche la sentenza da parte del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, il quale “condanna le gravi parole di Barbara Palombelli sulla recrudescenza dei casi di femminicidio che costituiscono un’offesa non solo alla dignità di tutte le donne che subiscono violenza, ma trasgrediscono lo spirito delle regole deontologiche che ogni iscritto all’Albo dei giornalisti è tenuto a rispettare”.