venerdì, Novembre 22, 2024
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Vaticano, la sentenza della Cedu ne riconosce l’immunità nel diritto internazionale

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non accoglie la richiesta di risarcimento di 24 querelanti che accusano il Vaticano per la sua ‘politica del silenzio’ in materia di abusi sessuali.  

È di pochi giorni fa la sentenza con la quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) si è pronunciata per la prima volta in materia di immunità della Santa Sede, e ha tutta l’aria di essere già destinata a costituire un pesante precedente. Con la sentenza del 12 ottobre no. 11625/17 la Cedu ha, di fatto, riconosciuto al Vaticano, in quanto Stato sovrano, l’immunità che gli impedisce di essere chiamato in giudizio nei tribunali nazionali per casi di abusi sessuali commessi dai sacerdoti nei diversi Stati.

La Corte di Strasburgo ha, infatti, respinto la richiesta degli accusatori di considerare il Vaticano responsabile del silenzio della Chiesa cattolica sulla condotta di alcuni prelati. Secondo la Corte Europea, che si espone per la prima volta sull’argomento, il Vaticano non può essere denunciato per gli abusi sessuali commessi dai preti cattolici nei diversi Paesi, poiché esso assume le stesse caratteristiche di uno Stato sovrano. In quanto tale, gode di immunità diplomatica e giurisdizionale, che trovano riscontro nel diritto internazionale.

La richiesta di risarcimento

Dieci anni fa, nel luglio del 2011, 24 vittime di abusi sessuali di nazionalità belga, francese e olandese si erano rivolte a tribunali belgi per muovere un’azione collettiva contro il Vaticano, alcuni vescovi e arcivescovi della Chiesa cattolica belga e altre associazioni cattoliche. L’accusa era di aver messo in atto una sorta di «politica del silenzio» e di aver affrontato in «modo strutturalmente carente» il problema degli abusi sessuali all’interno della Chiesa.

I querelanti chiedevano un risarcimento di circa 10 mila euro per ognuna delle vittime. Tuttavia, con una sentenza di primo grado, il tribunale di Gent ha dichiarato di non avere giurisdizione sulla Santa Sede. Tale decisione è stata, poi, sostenuta anche dalla Corte d’Appello di Gent, la quale ha stabilito ufficialmente «la Santa Sede come un ente sovrano straniero con gli stessi diritti e doveri di uno Stato». La questione è quindi approdata alla Cedu. Le vittime si sono appellate alla Corte reclamando la negazione del diritto di accesso a un tribunale, che deriva dal diritto a un processo equo.

Il responso della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Dopo aver considerato attentamente l’iter giuridico della richiesta delle vittime e le precedenti sentenze, la Cedu ha confermato i giudizi emessi dal tribunale e dalla Corte d’Appello di Gent.

«Il rigetto del procedimento da parte dei tribunali […] – si legge nel comunicato stampa della Cedu – non ha deviato dai principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti in materia di immunità dello Stato». Anche la Cedu, dunque, condivide la caratterizzazione del Vaticano come uno Stato nazionale e, in quanto tale, esso gode di immunità diplomatica e di tutti gli altri privilegi garantiti agli Stati in materia di diritto internazionale, inclusa l’immunità giurisdizionale.

La Cedu non ha riscontrato nessun comportamento arbitrario o non ragionevole nell’interpretazione dei principi legali da parte della Corte d’Appello o nel modo in cui questi sono stati applicati al caso. Secondo i giudici, quindi, non è avvenuta nessuna violazione dell’art. 6§1 della Convenzione, al contrario di quanto sostenuto.

Il “momento della vergogna”

La decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo arriva a poca distanza dal «momento della vergogna» – come lo ha definito Papa Francesco – che ha interessato recentemente la Chiesa cattolica di Francia. Dalle indagini è, infatti, emerso che tra il 1950 e il 2020 in Francia sono stati commessi almeno 216mila abusi sessuali ad opera di un numero inimmaginabile di sacerdoti. Si stima, infatti, che siano stati tra i 2.900 e i 3.200 gli ecclesiastici che avrebbero abusato sessualmente delle vittime.

Il documento in originale della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è disponibile qui.

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Photo credits: Gzen92, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.

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