sabato, Novembre 23, 2024
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“Fino ad essere felici” e il coraggio di essere se stessi [Recensione]

“Fino ad essere felici” è il primo lungometraggio firmato da Paolo Cipolletta che ha come tema centrale la libertà, ma soprattutto il coraggio, di essere se stessi.

“Cosa si è disposti a perdere per essere felici?” è questa la domanda che il regista pone alla base di questo film.

Non parliamo di un film sull’omosessualità, ma sulla “diversità”, in un momento storico importante, dove in Senato hanno deciso di bloccare una legge che tutela “il diverso”. Il film è stato girato due anni fa, ma oggi assume un’importanza ancora più grande e diventa da importante a “necessario”,proprio per questo motivo. Un vero e proprio inno alla libertà. Perché, come spiega lo stesso Cipolletta, raggiungere la felicità “è un dovere etico”.

Il protagonista del film non è omosessuale, ma ha bisogno di essere “diverso” per essere felice. Diverso dagli schemi, dalle convenzioni e convinzioni della società in cui vive.

Una storia coraggiosa che ha come protagonista Andrea Terranova. Un uomo come tanti, con un buon lavoro, una moglie e un figlio, che nasconde un segreto, anzi, nasconde una passione, l’unica che lo fa sentire veramente vivo: la sera diventa “Octavia Meraviglia”, una Drag Queen.

Per questo ruolo Francesco Di Leva “accetta e vince una sfida lontanissima dalla sua zona di confort” e passa, nell’immaginario collettivo cinematografico, dallo spavaldo e temibile Antonio Barracano ne “il sindaco del rione Sanità”, ad Andrea, un uomo fragile e sensibile, che per essere felice ha bisogno, almeno la sera, di essere un’altra persona.

Di Leva riesce a rendere al meglio ogni sfumatura dell’anima e delle esigenze del suo personaggio. Senza dimenticare gli sforzi fatti da un punto di vista fisico e scenico: se la perdita repentina di peso potrà sembrare “semplice” per un attore, pensate al camminare e ballare con un tacco 12. Per la preparazione Di Leva si è anche confrontato con Mariano Gallo (Drag queen Priscilla), entrando in un mondo completamente nuovo in tutto e per tutto.

La riuscita di questo film è dovuta anche alla presenza di Miriam Candurro e Gianfranco Gallo.

La Candurro interpreta Lucia, la moglie di Andrea, che non riesce a comprendere le esigenze di suo marito, contrapponendosi a lui costantemente, negandogli ogni tipo di comprensione. Una donna complessa, divisa dall’impotenza verso le decisioni del marito e il desiderio di proteggere il loro figlio.

Gallo, invece, interpreta un gigolò per donne di mezz’età che funge anche da manager e creditore al protagonista. L’attore riesce, come sempre, a rendere credibile il ruolo del cattivo “atipico”, un uomo solo, che si circonda di finzione per non rifugiarsi nel passato, che nel tempo libero lavora all’uncinetto.

Insomma, tutti gli ingredienti per un film sicuramente coraggioso e riuscito, di cui oggi più che mai abbiamo bisogno.

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