venerdì, Novembre 22, 2024
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Maestra denunciata per aver rimproverato i bambini che avevano imbrattato i muri

Parma, è stata condannata a un anno e venti giorni per “abuso dei mezzi di correzione” una maestra elementare. L’insegnante era stata chiamata quattro anni fa come supplente in una 5° elementare dell’istituto comprensivo di Fornovo Taro (Parma): per il giudice del Tribunale avrebbe “esagerato” nel riprendere gli alunni che avevano imbrattato il muro del bagno di feci.

La vicenda giudiziaria è cominciata quando i carabinieri hanno ricevuto una denuncia da parte dei genitori del gruppo di studenti maschi accusati del fatto. A quattro anni di distanza, la maestra – oltre a pagare i propri avvocati – dovrà coprire le spese processuali.

L’episodio, si legge, è avvenuto nella tarda mattinata. Una collaboratrice scolastica è entrata in classe furibonda, sgridando gli alunni perché alcuni di loro avevano imbrattato i muri del bagno con delle feci: la reazione al rimprovero, però, era stata “pressoché nulla. Anzi, alcuni bambini si erano diretti in processione verso il bagno, nonostante l’invito della maestra a rimanere al posto per seguire la lezione”.

L’insegnante sostiene di essersi limitata a richiamare i bambini all’ordine, minacciando di rivolgersi al preside – cosa che poi non ha fatto: la versione degli alunni però è piuttosto diversa. Avrebbero raccontata ai genitori, in lacrime, di essere stati “coperti di insulti” e uno di loro di esser stato “strattonato per il colletto dalla supplente”.

Ora viene da chiedersi se sia davvero giusto condannare una maestra a quasi due mesi di reclusione per avere sgridato dei bambini che, dopo avere imbrattato le pareti dei bagni con le loro feci, avevano ignorato i rimbrotti della bidella con sovrano menefreghismo?

Purtroppo la dura realtà di oggi è questa: basti che un figlio racconti di essere stato vittima di un sopruso perché certi padri e certe madri prendano per buona la sua versione e si scaglino contro l’educatore esterno che ha cercato di supplire alle loro carenze. Come se la condanna dell’insegnante servisse ad assolverli.

Ammettiamo pure che, nella sua ramanzina, la maestra abbia usato toni troppo vivaci. Resta l’atteggiamento dei piccoli vandali. E queste sono cose che non si improvvisano. Dopo una decisione come questa, quale insegnante oserà ancora alzare la voce davanti alle malefatte dei suoi allievi? Trangugerà il rimprovero per quieto vivere e si andrà avanti così, maleducati e contenti

 

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