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Trentatram Festival, prima settimana di programmazione

FESTIVAL PER COMPAGNIE UNDER 30

direzione artistica  Mirko Di Martino

– prima edizione – 

PRIMA SETTIMANA DI PROGRAMMAZIONE

dal 10 al 13 maggio 

10 maggio 2018, ore 21.00

6 MAGGIO 1938

liberamente ispirato a Una giornata particolare” di Costanzo, Maccari, Scola

drammaturgia e regia Guglielmo Lipari

con Anna Rapoli, Marco Abate

Roma, 6 maggio 1938. È giorno della storica visita nella capitale dell’Italia Fascista del grande alleato tedesco, il fuhrer Adolf Hitler, venuto in visita da Mussolini e accolto da decine di migliaia di uomini, donne e bambini pronti a far sentire tutto il proprio calore al capo di stato tedesco. In un caseggiato popolare, Luciana, moglie disfatta da sei maternità e da un marito che la trascura, pur essendo fascista convinta e grande ammiratrice del duce, è costretta a rimanere in casa per occuparsi delle faccende domestiche. Quando il suo merlo esce dalla gabbia e si adagia sulla finestra della casa di fronte, Luciana è costretta a bussare alla porta del solitario proprietario che, diversamente da tutti gli altri nel palazzo, non è accorso a salutare l’avvento di Hitler. Antonio è un affascinante annunciatore radiofonico verso cui Luciana prova da subito un’attrazione fortissima. I due si inseguiranno per tutto il tempo cercando di consolare le loro pene. Quando Luciana però scoprirà le vere tendenze politiche dell’uomo, non riuscirà a placare il suo desiderio verso una persona così “insolitamente” gentile, fino a scoprire che il vero segreto che egli cela è in realtà un altro: è un omosessuale.

Il testo messo in scena va analizzato strutturandolo su una linea verticale dove spazio e tempo sono ridotte all’osso e tutto è basato sulla profondità emotiva ed intima dei personaggi, due infelicità incomprese, due sconfitti. Su questa linea vanno poste una macrostoria, costituita da tutte le informazioni riguardanti l’epoca, il contesto storico in cui è ambientata, lo sfondo politico relativo, lo status sociale della donna, e una microstoria situata al suo interno, l’incontro di due solitudini incomprese che soffrono di questa problematica, lei nell’insofferenza patita dal suo ruolo, lui nell’omosessualità e nella difficoltà di potersi mostrare per come realmente è. È una messa in scena che lavora sulla sottrazione: di colori (smunti, slavati), di ambienti (siamo all’interno di una casa), di titolo (si svolge in un arco temporale di appena poche ore) e di dialoghi (giocati sul non detto). Il nostro compito è quello di scandagliare l’animo umano e di contestualizzarlo nel sentire dell’epoca, fornendo una potente riflessione sul tempo e su come due punti di vista inizialmente inconciliabili, finiscano entrambi per avvicinarsi e coincidere, soli, come entrambi vittime del regime mussoliniano.

11 maggio 2018, ore 21.00 

AUDIZIONE

di Chiara Arrigoni

con Massimo Leone, Andrea Ferrara, Chiara Arrigoni

regia Francesco Toto

compagnia Le ore piccole

Un esaminatore borioso, il Signor T., e due candidati in uno stato di palpabile tensione, Sarah e Miguel. Il pubblico si scopre a spiare una conversazione già iniziata, che di primo impatto potrebbe sembrare un normale colloquio di lavoro. Un lavoro di una sola notte retribuito centomila euro. Pezzo dopo pezzo gli spettatori cominciano a intravedere la sagoma inquietante del compito che i due esaminati sono chiamati a svolgere: partecipare a un’orgia per ricchi annoiati. Non un’orgia come tutte le altre: una sorta di rito per una élite che ha smarrito il valore della vita, una roulette russa sessuale in cui i partecipanti possono tornare a sentirsi vivi unendosi a un’orgia con una persona affetta da HIV. Senza sapere chi sia il portatore di morte. In un interrogatorio incalzante il Signor T. sembra quasi provare piacere a scavare nelle vite di Sarah e Miguel e nelle motivazioni che li spingono ad aspirare al posto. Il candidato perfetto del Signor T. è una persona che ha trasformato la propria disperazione in cattiveria e che è in grado di diffondere la malattia senza provare nessun senso di colpa. Una telefonata provvidenziale porta il Signor T. fuori dalla stanza. Ora i due ragazzi sono soli. Ma il racconto delle loro vite non è finito e in un confronto senza più freni metteranno a nudo le proprie inattese verità.

Il testo è ispirato a un’inquietante storia vera dai tratti distopici ambientata ai giorni nostri nel Regno Unito: un fatto di cronaca racconta di “party con roulette russa sessuale, in cui una persona è segretamente affetta da HIV e nessuno dei partecipanti alla festa è legittimato a usare preservativi”. Lo scopo di questo gioco pericoloso è proprio “gustare il brivido di non sapere se si finirà contagiati”: un brivido che qualcuno è persino propenso a pagare a caro prezzo. La notizia passa quasi inosservata, ma Chiara Arrigoni decide di trasformare quell’episodio terribile in un testo teatrale, mettendo al centro dell’attenzione, però, non i ricchi e incauti giocatori di questo “sport estremo”, ma le vittime sacrificali che sono disposte a fare da untori silenziosi, forse per soldi, o forse per disperazione. L’idea è quella di raccontare, attraverso la storia di due ragazzi nel tempo di un’audizione, un po’ di quel vuoto che si annida nella società del benessere e delle disuguaglianze. Attraverso la metafora del colloquio di lavoro possiamo, infatti, portare in luce un tema di forte rilevanza sociale, radicalmente legato all’attualità, parlando metaforicamente di tutto il mondo del lavoro, che sottopone chi vuole farne parte a dinamiche crudeli e predilige chi è disposto a fare il “lavoro sporco” mettendo a tacere la propria coscienza.

12 maggio 2018, ore 21.00

CAPINERA

liberamente ispirato al capolavoro di Giovanni Verga

di e con Rosy Bonfiglio

musica Angelo Vitaliano

C’era una volta… una fanciulla condannata alla monacazione da un destino familiare sfortunato. Non ancora compiuti i voti, durante l’epidemia di colèra che colpisce Catania alla fine del 1800, la giovane Maria torna temporaneamente in campagna, dalla sua famiglia: pochi mesi per scoprire cosa ci sia oltre i muri claustrali del convento, per affondare completamente nella natura con tutte le sue forme di vita, per animarsi del calore umano di affetti familiari, per prendere coscienza dell’impeto vitale di tutte le cose del mondo e della bellezza di goderne in piena libertà, come padroni assoluti del proprio tempo e del suo prezioso impiego. Pochi mesi per conoscere dolorosamente l’amore per un uomo, esplosione assoluta di impulsi sconosciuti e ingestibili per una piccola anima fragile e digiuna di esperienze, lacerata e annientata dalla potenza di quanto si configura come un desiderio sbagliato e proibito, un cancro, una orribile malattia che la porterà alla morte, una volta rientrata in convento. Mentre il colèra cessa di infierire su Catania, il morbo invincibile dell’amore-vita trascina la piccola capinera in una caduta libera verso la pazzia. Come una tragica Cenerentola, Maria sconta i soprusi di una matrigna gelida e indifferente, le debolezze di un padre troppo devoto alla moglie, le angherie di un destino che non perdona la libertà, piuttosto la condanna.

Nel metafisico spazio vuoto della scena, fuori dal tempo e da ogni connotazione realistica, vestita di fogli di lettere, come fossero ali di carta, Maria accoglie gli spettatori nella gabbia della sua mente. Qui, dove la troviamo a cullare la sua inseparabile gabbietta-cofanetto, in cui custodisce gelosamente la corrispondenza epistolare che andrà a “sfogliare” durante il monologo, si consuma nient’altro che una ennesima replica di un dramma che si ripete (come la costruzione circolare dello spettacolo svela alla fine). Maria, in un rapporto diretto con gli spettatori, condivide una sorta di confessione intima, in cui ripercorre tutti i passaggi della sua drammatica vicenda, in una parabola emotiva che dall’incontenibile gioia iniziale tracolla progressivamente in una disperata follia. Le luci e un tappeto musicale sinistro ed elettronico raccontano uno spazio che altro non è se non un’isola della memoria, che galleggia in un aldilà, chissà dove…

Decontestualizzata dalla tematica religiosa e dalla collocazione spazio-temporale verghiane, Maria incarna perfettamente un conflitto da tipica eroina tragica, pagando con la vita il prezzo della dolorosa scoperta del senso critico, inteso come coscienza, sguardo personale sulla realtà. Quale realtà? Quella che “le si schiude improvvisamente dinanzi” non appena, temporaneamente sciolta dalla clausura del convento, comprende la prodigiosa possibilità di essere libera: libera di apprezzare le gioie della vita, degli affetti, del creato, libera di fantasticare, sognare, amare, nutrire speranze, desideri, libera di comprendere cosa sia giusto o sbagliato, sgretolando – fino ad abbatterlo irrimediabilmente – un muro opprimente di convinzioni imposte dalla morale comune. Come un piccolo Edipo al femminile, Maria si mette in viaggio, seppur inconsapevolmente, alla ricerca della propria verità, scontrandosi con l’inevitabile dualità dei sentimenti umani e con la difficoltà di appropriarsi di una giovinezza fino a quel momento castrata e mortificata. “Vorrei essere bella come quello che sento dentro di me”.

13 maggio 2018, ore 18.00

POTREBBE AVERE EFFETTI INDESIDERATI 

scritto e diretto da Rebecca Furfaro e Raimonda Maraviglia

con Chiara Cucca, Rebecca Furfaro, Raimonda Maraviglia, Teresa Raiano, Daniele Sannino, Gaetano Balzano

musica originale Rebecca Furfaro

Scorci di un percorso di terapia. La paziente è la signorina F, una donna che ha deciso di risolvere il suo senso di inadeguatezza che da sempre prova quando cerca di ascoltare ed assecondare i suoi istinti. Nel suo percorso, lungo un tempo indefinito, forse eterno forse mai esistito, nel tentativo di risolversi si scopre non una, ma tante persone, ognuna con le sue paure, le sue insicurezze e le sue verità. Lasciandosi pervadere da ogni suo istinto, il suo rifiuto dell’altro, l’istinto omicida, la perversione, il rapporto conflittuale con la madre prendono forma, corpo e respiro, diventando delle vere e proprie persone. Mentre la signorina F deciderà di accogliere ogni parte di sé, ogni essere che la abita, scoprendosi, per la prima volta, piena e profondamente viva, la sua interlocutrice si chiuderà sempre più negando ognuna di queste possibilità. E se fosse proprio lei il motore portante di questo universo?

“Cosa blocca la relazione fra noi e l’altro?” “Perchè siamo sempre come impossibilitati dal sentirci profondamente accettati e liberi davanti l’altro? E cosa accade per cui facciamo lo stesso con chi abbiamo di fronte?”. Forse ognuno di noi è abitato da tanti altri, tante persone/personaggi e la ricerca di una sicurezza, di una verità che ci faccia sentire padroni e in grado di controllare noi stessi e la vita ci porta a rinnegare questo molteplice universo che portiamo dentro. Ci appiattiamo, ci feriamo e ci limitiamo  perdendo di vista tutti gli “altri noi stessi”, parti di noi che nonostante ci renderebbero  molto più complessi e incontrollabili, allo stesso tempo ci renderebbero più vivi e ricchi. Se così fosse, allora cosa ci impedirebbe di pensare che i meccanismi che attuiamo su di noi non siano gli stessi sui quali si basano le nostre relazioni con gli altri? Non ci ritroveremmo in un gioco di castrazione dove è più importante delimitarsi che parlarsi,  definirsi invece che scoprirsi?  E se lasciassimo vivere “gli altri” che ci abitano?

 

Presentazione TRENTATRAM 

Il Festival “TrentaTram” nasce per promuovere le giovani compagnie che si distinguono per l’originalità e la cura delle loro proposte. Dal 10 al 27 maggio 2018 il teatro TRAM ospiterà 11 spettacoli (selezionati sul territorio nazionale con bando pubblico ) portati in scena da attori e registi rigorosamente under 30. Ma, per sostenere la nuova drammaturgia, anche i testi degli spettacoli saranno tutti originali e scritti da giovani autori.

Il direttore artistico del TRAM, Mirko Di Martino, dichiara: “Il teatro del futuro è nelle mani delle giovani compagnie teatrali: l’innovazione, il gioco un po’ folle, la sperimetazione, appartengono inanzitutto agli attori, ai registi e agli autori che oggi hanno meno di trent’anni. Tuttavia, non è facile per loro trovare spazio nel ristretto e asfittico mondo del teatro italiano. Abbiamo ideato il Festival TrentaTram per rimediare a questa carenza gravissima: cercheremo di dare visibilità ai giovani, di sostenerli e incoraggiarli nel loro percorso di crescita”.

A valutare gli spettacoli in concorso ci saranno due giurie, una composta da esperti del settore e l’altra da spettatori: la compagnia vincitrice potrà portare in scena il proprio spettacolo nella stagione 2018/19 del TRAM. Ci saranno, inoltre, premi e riconoscimenti per le diverse categorie artistiche. I biglietti per il Festival potranno essere acquistati a prezzi molto contenuti; solo 10 euro, con la possibilità di acquistare on line a 8 euro e risparmiare ulteriormente con le diverse Card.

cell.  342 1785 930

tel.  081 1875 2126

email  tram.biglietteria@teatrotram.it

www.teatrotram.it

 

Costo Biglietti:

intero € 10,00    on line € 8,00

 

Card

3 spettacoli a scelta: € 25,00    –    11 spettacoli € 45,00

segreteria  Assia Iaquinto

responsabile tecnico  Angela Grimaldi

ufficio stampa  Hermes Communication

media partner Eroica Fenice

media partner Quarta Parete

 

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