È sciopero nazionale della scuola oggi 30 maggio. A scendere in piazza sono Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA – “Lo sciopero avà una alta adesione perchè le ragioni della protesta sono motivate: il governo sceglie di costruire una formazione per pochi, finanzata con il taglio degli organici. In più si umiliano i precari con un nuovo sistema di reclutamento e gli si nega l’abilitazione. Un intervento da respingere, che io non chiamo nemmeno la riforma. Viene tradito il Patto per la scuola. Il contratto poi è scaduto da tre anni e ci aspettiamo un investimento serio per il rinnovo contrattuale: le risorse stanziate non bastano anche dato l’impegno della scuola tutta negli anni della pandemia. Evidenziamo l’inadeguatezza del governo rispetto alle esigenze della scuola”, dice Francesco Sinopoli che guida la Flc Cgil.
LANDINI, C’E’ SUPPONENZA DEL GOVERNO – “Lo sciopero di oggi non riguarda solo i lavoratori della scuola: il tema del diritto alla scuola deve diventare elemento centrale per il governo, ad oggi non è così e i provvedimenti presi sono sbagliati: non si interviene per decreto su elementi che riguardano la contrattazione. Quando un governo fa un decreto lo fa per non discutere, è un grave errore e una riduzione della democrazia. I cambimenti si devono fare con chi lavora nella scuola altrimenti è supponenza. Poi c’è un problema che riguarda l’aumento dei salari: è venuto il momento di aumentarli, iniziando da una riforma fiscale”. Così Maurizio Landini, segretario Cgil.
BIANCHI, 3 RIFORME PER LA SCUOLA – “Ho voluto essere a Roma oggi è un momento delicato. È in corso, giustamente, un atto di espressione sindacale da parte dei docenti, che richiede che il ministro sia a Roma”.”: lo ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervenendo da remoto al convegno dell’Associazione nazionale presidi che si sta svolgendo a Torino, e riferendosi allo sciopero della scuola promosso dai maggiori sindacati. “Dobbiamo ripensare questi due anni di pandemia – ha detto Bianchi – la scuola è per definizione in presenza ed io in questi mesi ho voluto anche con alcuni contrasti riportare gli alunni a scuola. Noi abbiamo tre riforme da fare e il nocciolo è che il sistema deve essere basato sul concetto di autonomia, che è la capacità di costruire dal basso un sistema nazionale non significa che ognuno deve andare per conto proprio”. Per il ministro inoltre “Serve una riflessione sull’organizzazione della scuola che prevede il ‘fine corsa’ a 14 e 18 anni e un obbligo a 16 anni”.