Nell’attesissimo incontro-scontro tra Flavio Briatore ‒ che negli ultimi giorni è stato al centro di diverse polemiche per la sua costosissima pizza e per lo scetticismo dimostrato nei confronti di quelle pizzerie che non fanno spendere più di 4 € ‒ e Gino Sorbillo ‒ sceso in campo in qualità di difensore del piatto napoletano più famoso al mondo ‒ che ha avuto luogo nel salotto televisivo ‘Porta a Porta’ di Bruno Vespa, l’unica che veramente ne uscita sconfitta è proprio la pizza.
Se da una parte questa viene vista solo come un prodotto da cui far derivare guadagni, dall’altra ci si aspettava che ne venisse difesa l’integrità, la natura regale. E invece alla fine si è risolto tutto con un nulla di fatto, una battuta per la quale l’imprenditore e il pizzaiolo potrebbero, un giorno, aprire un’attività insieme.
Un’occasione sprecata per ribadire che non tutto deve essere interpretato in chiave capitalista e che certe tradizioni durano nel tempo perché al di là di ogni dimensione pecuniaria, entrando a far parte della quotidianità di ognuno di noi per l’incommensurabile valore che esse hanno e finendo con il fondersi con la nostra identità.