sabato, Novembre 23, 2024
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Draghi domani alla Camera, dimissioni rimandate: è guerra con i partiti

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi non salirà stasera al Quirinale per presentare le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Secondo quanto riportato dalla giornalista del Corriere della Sera Monica Guerzoni, Draghi domani si recherà alla Camera dei Deputati dove si svolgerà un’ulteriore voto di fiducia. Solo dopo il Presidente del Consiglio potrebbe salire al Quirinale per le dimissioni.

Il Senato ha votato a favore della mozione di fiducia posta dal Presidente del Consiglio Mario Draghi sulla risoluzione presentata dal senatore Pier Ferdinando Casini. Hanno votato 133 senatori, di cui 95 a favore e 38 contrari, 192 i presenti complessivamente.

I senatori sono 321, e perché il voto di fiducia potesse essere ritenuto valido era necessaria la partecipazione della maggioranza, che secondo il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti, contando i senatori in missione, cioè assenti giustificati, avrebbe dovuto essere di 142. Questa condizione è stata resa possibile dalla presenza in aula dei senatori del Movimento 5 Stelle, che comunque non hanno votato a favore della fiducia, risultando “presenti non votanti”.

La risoluzione recitava «udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio il Senato le approva», sostanzialmente confermando il sostegno a Draghi con riferimento al suo discorso pronunciato questa mattina al Senato.

Il centrodestra non aveva ben accolto il discorso di Draghi, che era stato molto duro soprattutto nei confronti della Lega. Il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo aveva commentato durante il suo intervento il discorso del Presidente del Consiglio, annunciando che il suo gruppo parlamentare sarebbe stato disposto a garantire il proprio appoggio al governo, a patto di un’uscita dalla maggioranza del Movimento 5 Stelle. In particolare, durante il suo intervento in aula, Romeo aveva detto che «è impossibile fare l’interesse del paese con questi compagni di viaggio, con chi dice no ai rigassificatori». L’installazione della nave rigassificatrice nel porto di Piombino, in provincia di Livorno, è molto contestata dal sindaco Francesco Ferrari, di Fratelli d’Italia, che guida una giunta sostenuta proprio dalla Lega. A livello locale, il progetto è dunque messo in discussione anche dal partito di Salvini.

Il centrodestra aveva dunque presentato una risoluzione firmata dal Vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, annunciando che non avrebbe votato quella presentata da Casini, sulla quale Draghi ha poi posto la questione di fiducia.

 

 

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