Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha rassegnato le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nella nota rilasciata dal Quirinale, si legge:
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto.
Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto. Il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Dopo il suo colloquio con Mattarella, Draghi ha lasciato il Quirinale ed è andato a parlare con la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Stamattina Draghi aveva comunicato alla Camera la sua intenzione di dimettersi, dopo aver ricevuto un caloroso applauso dall’aula di Montecitorio. «Alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato della Repubblica, chiedo di sospendere la seduta perché mi sto recando dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni», aveva riferito Draghi all’aula.
Le dimissioni del Presidente del Consiglio arrivano al termine di una settimana turbolenta, cominciata il 14 luglio con la mancata fiducia dei senatori del Movimento 5 Stelle alla questione di fiducia posta sul decreto legge Aiuti, e proseguita con la fiducia risicata votata ieri dal Senato sulla questione di fiducia posta sulla risoluzione del Senatore Pier Ferdinando Casini. La fiducia era passata con soli 95 voti sui 192 presenti in aula, con Lega e Forza Italia che non hanno partecipato al voto e i senatori del Movimento 5 Stelle che sono risultati “presenti non votanti”.
Il governo rimarrà ora in carica per il disbrigo degli affari correnti, ovvero l’ordinaria amministrazione.
Ora il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe sciogliere le Camere, dopo aver incontrato i Presidenti di Camera e Senato ed indicendo nuove elezioni, oppure dare l’incarico ai partiti di formare un nuovo governo, opzione che resta comunque assai improbabile. L’articolo 61 della Costituzione italiana stabilisce che «le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti». In passato tra il decreto di scioglimento delle Camere da parte del Quirinale e le successive urne sono trascorsi sempre tra i 60 e i 70 giorni. Se, dunque, il Presidente Mattarella dovesse sciogliere le Camere, i cittadini potrebbero recarsi ai seggi già domenica 25 settembre. Poiché però in quei giorni si celebra un’importante festività ebraica, il Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, si potrebbe andare al voto la settimana dopo, il 2 ottobre.
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